fonte Facebook Ultima Generazione

Secondo recenti studi, il 97% degli scienziati concordano nell’affermare che le attività umane sono responsabili del surriscaldamento globale che stiamo vivendo in questi decenni. Negli anni il consenso della comunità scientifica, circa la responsabilità antropica alla deriva ambientale, è cresciuto. E oggi la quasi totalità della comunità scientifica ritiene che la principale causa del riscaldamento globale (Anthropogenic global Warming, AGW) sia opera dell’uomo.

Oggi, 5 Giugno 2023 si festeggia la Giornata mondiale per l’Ambiente, una festività proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che viene celebrata ogni anno sullo slogan Only One Earth. In occasione di questa importante ricorrenza abbiamo affrontato il tema del surriscaldamento globale e della crisi climatica con Ultima Generazione, l’associazione composta da liberi cittadini, attivisti per il clima, che negli ultimi tempi, si sono resi protagonisti di atti di disubbidienza civile non violenta, finiti in prima pagina, con il solo e unico scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul finanziamento pubblico ai carboni fossili, principale causa di inquinamento e surriscaldamento globale. Uno dei portavoce dell’associazione, Riccardo Mercati, ha chiarito con noi diversi aspetti, circa il loro contrasto al collasso climatico.

Chi siete e cosa si propone di fare Ultima generazione?
Facciamo parte di una campagna di sensibilizzazione, nata un anno e mezzo fa, composta da semplici cittadini italiani che hanno deciso di unirsi per compiere azioni di disubbidienza civile non violenta per ottenere misure di contrasto al collasso eco-climatico a cui stiamo andando incontro a causa delle troppe emissioni. Gli scienziati da oltre 30 anni ci stanno dicendo che varie operazioni antropiche (emissioni, carburanti fossili, disboscamenti) ci stanno conducendo a un surriscaldamento globale molto grave in tutto il pianeta. Siamo arrivati al 1,1° rispetto all’epoca preindustriale, e continuando di questo passo arriveremo presto al 1,5° /2°. Alcuni scenari prevedono addirittura un surriscaldamento di 3/4 gradi che sarebbero la condizione di un’apocalissi mondiale. Secondo gli accordi di Parigi di tre anni fa, tutti i governi si sono impegnati a non superare i 2 gradi, con effetti comunque terribili, l’alluvione dell’Emilia Romagna né è un esempio. Il nostro Governo si è impegnato in sede europea a diminuire del 55% le emissioni entro il 2030 e di azzerarle entro il 2050, ma ad oggi siamo lontani anni luce dal rispettare questi obiettivi. Anzi, nel 2021 il Governo italiano ha stanziato 42 miliardi di euro come sussidi per attività ambientalmente dannose, in particolare petrolio, carbone e gas. In sostanza stiamo parlando di circa 2mila euro a famiglia che i nostri governi prendono da soldi pubblici per favorire le fonti fossili a scapito delle fonti rinnovabili.

Secondo lei quanto ha influito la guerra in Ucraina al sovvenzionamento pubblico delle fonti fossili?
Tra il 2011 e il 2021 sono stati erogati dai vari governi circa 120 miliardi di soldi pubblici in numerosi settori economici (esenzioni accise su carburanti aerei, rimborso accise su trasporti su gomma, sussidi per carburanti, finanziamenti per autostrade, imbottigliamento acque, estrazioni, fertilizzanti chimici, ricerca petrolio/gas/ carbone ndr). Nel 2021 si è registrato il maggior numero di fondi pubblici stanziati in questo senso, ma il trend si è mantenuto costante negli anni. Di fatto la guerra si può considerare un effetto indiretto di aumento, ma non direttamente proporzionale alla crescita di finanziamento dei carboni fossili. Mi spiego: il Governo italiano nel 2022 ha stanziato circa 93 miliardi per decreti caro energia. Gli aumenti per le famiglie ed imprese sono stati gravosi e solo in parte ripagati dalle finanze pubbliche (con debito). Tali enormi cifre sono conseguenza della nostra dipendenza da fonti fossili che siamo costretti a comprare all’estero. Le fonti rinnovabili non risentirebbero degli effetti, come la guerra in Ucraina, né tanto meno della politica internazionale. Tuttavia i fondi pubblici destinati alle energie rinnovabili sono sempre la metà di quelli stanziati a sostegno dei carboni fossili.

Cosa vi proponete di fare con Ultima Generazione?
Ultima generazione si propone di dire al Governo basta con queste politiche, perché ci stiamo suicidando con le nostre mani. Siamo l’Ultima generazione che può bloccare tutto questo e cercare di garantire un futuro. Solo nel 2022 ci sono state 310 catastrofi climatiche in Italia, a fronte del 89,9% di finanza pubblica investita in combustibili fossili. Noi ci stiamo impegnando a mobilitare l’opinione pubblica perché non possiamo più accettare che i nostri soldi siano utilizzati così. Per contro si potrebbe investire nelle energie rinnovabili poiché la transizione ecologica non solo è possibile, ma è anche un business, potrebbe essere un mezzo economicamente molto redditizio, potrebbe creare ricchezza. Le nostre iniziative di disubbidienza civile non violenta sono scelte rischiose perché facendole violiamo deliberatamente delle leggi, ma hanno il solo e unico scopo di denunciare la situazione reale e di ottenere una risposta dai vari governi che si susseguono mantenendo le stesse posizioni. In questi anni, abbiamo provato in diversi modi, con manifestazioni, sit-in, petizioni, studi scientifici, marce, a chiedere semplicemente di intervenire sulla situazione ecologica. Cosa abbiamo ottenuto finora? Nulla! Le emissioni sono continuate ad aumentare. Purtroppo con le buone non abbiamo ottenuto niente, solo promesse, solo buone intenzioni a cui non sono corrisposti i vincoli necessari. Gli obiettivi dell’abbattimento del 55% delle emissioni al 2030 e l’azzeramento al 2050 non li stiamo rispettando.

Cosa anima voi attivisti nel fare atti dimostrativi così importanti e così rischiosi?
La forza della disperazione. Siamo tutti cittadini normali che sentono il pericolo sempre più vicino e soprattutto il completo abbandono da parte delle istituzioni. Molti ragazzi prima di scendere in piazza a protestare o prima di fare un’iniziativa di disubbidienza civile, piangono, hanno paura. Però il coraggio e la disperazione sono sempre più forti. Sentiamo nostra la responsabilità di fare qualcosa e mobilitare l’opinione pubblica nel conoscere lo stato dei fatti. Sappiamo che diamo fastidio, sappiamo di non piacere a molti, sappiamo di correre molti rischi, sappiamo che non possiamo accontentare tutti, ma noi chiediamo solo di essere ascoltati. Non guardate il mezzo con cui lo diciamo, ma fate attenzione alle nostre richieste. Oggettivamente valutate le nostre proposte: stop all’insensatezza dei 42 miliardi al finanziamento pubblico ai combustibili fossili.

Collaborate anche con altre associazioni a livello europeo, cosa avete fatto insieme?
Si, collaboriamo con movimenti paralleli europei, tutti animati dalla stessa intenzione, ovvero: cosa abbiamo fatto finora? Purtroppo nulla! Abbiamo solo perso tempo, quindi meglio fare atti di disubbidienza piuttosto che restare a guardare il tracollo ambientale mondiale. Tutte queste associazioni con cui ci relazioniamo, quella tedesca, francese, e soprattutto inglese, hanno il medesimo obiettivo, lo stop ai finanziamenti pubblici nei combustibili fossili. Ad oggi non possiamo dire di aver ottenuto nulla di concreto, neanche in Europa. Finora c’è stata solo repressione, negazione e conflitto. Purtroppo, nonostante le nostre azioni non vengano capite, e spesso considerate vandaliche, noi siamo costretti a dover dare fastidio per essere ascoltati. Non siamo stati mai considerati mediante i canali convenzionali, così cerchiamo di essere attenzionati mediante la disubbidienza non violenta.

Sapete cosa sia successo a Venezia? Non c’è stata rivendicazione, cosa ne pensate voi?
Non siamo stati noi e non so chi possa essere stato. Però poteva essere una buona idea, qualcuno ci avrà preceduto.

Quali saranno le prossime iniziative che avete in programma?
Le iniziative dovranno creare disturbo anche alla collettività. Eventi che presuppongono un fastidio minimo, ma necessario perché anche la collettività deve essere sensibilizzata. Non solo i politici devono interrogarsi sul da farsi, ma tutti noi dobbiamo capire che la situazione è critica. Il fango di palazzo Madama è un simbolo nel quale ci riconosciamo molto, perché stava proprio a dimostrare come tutti ci ritroveremo nel fango, se non si cambiano immediatamente le tendenze. Che senso ha oggi dichiararsi ambientalisti?! Siamo tutti ambientalisti! Vogliamo salvaguardare il nostro mondo o vogliamo ucciderci?