Truppe israeliane si apprestano ad entrare a Gerusalemme, giugno 1967. (Foto storica - fonte Twitter)

Oltre 3mila agenti di Polizia saranno schierati per le strade ed i vicoli di Gerusalemme domani, 18 maggio, in occasione dell’annuale “Marcia della bandiere“. L’allerta è massima, le autorità temono scontri tra ebrei e palestinesi, in virtù dell’itinerario che verrà seguito dalla folla: il corteo nazionalista passerà nella Città Vecchia, nel quartiere musulmano, nella Porta di Damasco e si fermerà al Muro Occidentale. Come riportato dai quotidiani locali, il Governo israeliano ha garantito che la celebrazione andrà avanti senza disordini e che ogni misura di prevenzione è stata presa in esame. Soltanto nella giornata di martedì sono stati arrestati 15 sospettati e 37 individui sono stati sottoposti ad ordinanza restrittiva. A rendere questa giornata particolarmente carica di tensione non sono soltanto le divisioni religiose e la recente escalation militare tra Tel Aviv e la jihad islamica palestinese; la marcia della bandiera rende omaggio ai sei giorni in cui, a scapito delle istanze arabe, Israele prese possesso di Gerusalemme.

La presa di Gerusalemme: 10 giugno 1967

Tra il 5 ed il 10 giugno 1967 Israele consolidò definitivamente la sua presenza nel Medio Oriente e, a tutti gli effetti, cambiò per sempre tutta la regione. Lo Stato ebraico aveva appena 19 anni di vita, e si era trovato già (nel 1956) ad affrontare una complessa crisi che sfociò in uno stato di guerra, la cosiddetta Crisi del canale di Suez. Israele dava l’impressione di essere ancora una nazione (non riconosciuta da tutti) molto fragile; inoltre, si trovava circondato da Stati arabi che, oltre a essere legati da una sorta di metafisica Lega di alleanze arabe, erano pronti a cacciare via gli “invasori” in qualsiasi momento. L’Egitto, guidato da Gamal Abdel Nasser, fece la prima mossa sotto istigazione russa, schierando alla fine di maggio del 1967 il proprio esercito sul Sinai.

Israele, il 5 giugno, colpì all’improvviso le postazioni dell’aviazione egiziana. Circa 300 aerei a disposizione di Nasser vennero abbattuti. Il 6 giugno, durante la ritirata delle truppe egiziane, le forze di Israele occuparono la Striscia di Gaza e parte della odierna Cisgiordania. In tarda serata le truppe ebraiche cominciarono ad entrare in Gerusalemme. Vista l’imminente vittoria dell’esercito israeliano, l’Egitto optò per l’uscita di scena, affidandosi ad un’ipotetica resistenza siriano-palestinese. Il 10 giugno, dopo 130 ore di guerra, Israele aveva cambiato per sempre il volto del Medio Oriente, arrivando a rivendicare territori che non erano stati sotto la sua giurisdizione, come il Sinai, la Cisgiordania e le alture del Golan. Il giorno seguente venne ratificata l’annessione di Gerusalemme allo Stato ebraico.

Indignazione palestinese

I palestinesi hanno espresso indignazione per la marcia della bandiera e avrebbero in programma una visita al Monte del Tempio. Media vicini ad Hamas starebbero incitando i palestinesi ad arrivare fino al Tempio e rinnegare la celebrazione. Durante lo stesso evento, nel 2022, le proteste palestinesi hanno generato violenti scontri nella zona di Al-Aqsa. Martedì scorso, 9 maggio, il gruppo di Al-Qassam, affiliato ad Hamas, ha pubblicato sui social una foto della moschea di Al Aqsa con razzi che volavano sullo sfondo. Secondo The Jerusalem Post, un importante membro dell’ufficio politico di Hamas avrebbe avvertito durante la giornata di oggi: “La marcia delle bandiere sioniste non passerà“.