La nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere questa mattina è arrivata al porto di Brindisi portando in salvo 26 persone soccorse il 16 maggio, tra cui otto bambini e una donna incinta. I superstiti viaggiavano su un’imbarcazione in avaria in acque internazionali, a largo della Libia.

“Non c’erano finestre, il nostro respiro creava vapore che ci gocciolava addosso. Era pieno di batteri e germi. Era così buio. Non sapevamo se fosse mattina o notte. L’unica luce che vedevamo era quando aprivano la porta per gettarci il cibo dentro, ma poi la richiudevano. Il momento più bello è stato quando hanno aperto quella porta e finalmente abbiamo potuto sentire un odore diverso da quello di marcio del posto in cui eravamo”. Omar, Ali e Firku sono tre 20enni che hanno raccontato ai soccorritori la loro detenzione in Libia e la traversata in mare, un vero “viaggio della speranza”. Le loro parole sono state riportate dall’agenzia di stampa Ansa.

“Eravamo sulla barca da 5 ore quando si è rotto il motore. I bambini piangevano, eravamo molto preoccupati per la famiglia che era con noi. Speravamo che qualcuno ci aiutasse. Quando abbiamo chiamato Alarm Phone ci hanno detto che presto avremmo avuto assistenza. Quando abbiamo visto la Geo Barents arrivare, abbiamo temuto che fosse la Guardia Costiera libica perché non riuscivamo a distinguerla in lontananza. Ma abbiamo sperato che chiunque fosse ci salvasse – racconta Ali e aggiunge -. Avevamo perso la speranza finché non abbiamo visto le barche veloci avvicinarsi. Era impossibile che la Guardia Costiera libica avesse quelle imbarcazioni. Quando abbiamo visto i medici senza frontiere, ci siamo sentiti di nuovo vivi”.

Ma nonostante il viaggio, la speranza in una vita migliore non si è spenta e Firku afferma:  “Mio padre è molto malato e non può lavorare. Voglio essere in grado di garantire a lui e a mio fratello minore una vita dignitosa”. I soccorritori hanno dichiarato che le loro condizioni di salute sono buone e il battito del piccolo nel grembo della mamma è regolare.