La visita del Presidente Sergio Mattarella in Polonia, è giunta, oggi al terzo giorno del suo personale viaggio della memoria. Dopo aver visitato il Museo di Auschwitz, ha partecipato, ieri 18 Aprile, alla tradizionale Marcia dei vivi in ricordo delle vittime dell’Olocausto, che ogni anno vede migliaia di studenti e moltissime persone da tutto il mondo, marciare per i tre chilometri che separano l’ingresso principale di Auschwitz al campo di Birkenau, deponendo una una corona di fiori davanti al muro delle fucilazioni.

Viaggio in Polonia e bilaterale con Duda

Il viaggio della memoria del Presidente Mattarella, era iniziato due giorni fa, lunedì 17 Aprile, con il bilaterale con l’omologo polacco Andrej Duda, durante il quale è stata confermata la “grande amicizia tra i nostri due paesi”. L’obiettivo del Quirinale è stato quello di approfondire, nel corso degli incontri, un confronto franco e leale per cercare di avvicinare due idee di Europa attraverso un dialogo che tra Roma e Varsavia procede nonostante le differenze sui modi e le velocità dell’integrazione europea. Mattarella, che è stato insignito della Aquila Bianca, massima onorificenza polacca, ha così commentato il primo incontro di questo viaggio: “Questa in Polonia è una visita importante che avrei dovuto svolgere tempo addietro per confermare l’amicizia tra Italia e Polonia”. Durante l’incontro con il Presidente polacco Duda, Mattarella conferma la condivisa intenzione di garantire pieno sostegno a Kiev, senza tentennamenti, “finché sarà necessario” e con ogni mezzo, dalle armi alle sanzioni. Poi ripropone, da Varsavia, anche il tema dei migranti e nel ribadire la necessità di un approccio europeo comune, richiama l’UE ad una revisione di tutte quelle norme su migrazioni e asilo, che come il Trattato di Dublino, sono vecchie, da preistoria”. Posizioni che vengono del tutto avallate dal Presidente Duda, che chiude la conferenza stampa dicendo: “Con Mattarella abbiamo posizioni identiche. Italia e Polonia collaborano sul sistema antimissilistico che verrà trasmesso all’Ucraina. La Russia non può vincere questa guerra altrimenti attaccherà altri paesi. Ne abbiamo discusso con Mattarella e siamo perfettamente d’accordo, continueremo a sostenere l’Ucraina”.

Il Presidente Mattarella ha poi incontrato il Primo Ministro, Mateusz Morawiecki, cui sono seguiti bilaterali con il Capo della Cancelleria del Sejm, la Camera bassa e il Presidente del Senato. Lo scopo è riallacciare le comunicazione tra Bruxelles e Varsavia, compromessi dalla crisi del grano che si è recentemente conclusa con le dimissioni del Ministro dell’Agricoltura polacco. Si tratta di un’instabilità provocata dalla protesta degli agricoltori per il danno causato dalla moratoria di un anno concessa dall’Unione Europea all’Ucraina, cui era stato concesso di introdurre il proprio grano senza dazi e quote; ciò ha poi fatto esplodere le proteste degli agricoltori polacchi e la successiva interruzione delle importazioni di grano in Polonia dall’Ucraina.

Visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau

La parte sicuramente più emozionante del viaggio in Polonia di Sergio Mattarella, resta la visita al campo di concentramento di Auschwitz- Birkenau che ha contraddistinto tutta la giornata di ieri 18 Aprile. Visita durante la quale il nostro Presidente della Repubblica ha speso parole dirette e chiare circa il concreto pericolo di una deriva violenta, razzista e estremista cui si deve rispondere attraverso il necessario e doveroso ricorso alla memoria collettiva. Rivolgendosi ai numerosi giovani studenti presenti nel lager ha detto:”Dovete trasmettere a vostra volta la memoria a chi verrà dopo di voi”. Dopo aver visitato il famigerato blocco numero 5, il Capo dello Stato si è lasciato andare ad una breve ma intensa dichiarazione: “Già studiarlo, e l’ho fatto molto a lungo, è impressionante, ma vederlo è un’altra cosa, che dà la misura dell’inimmaginabile. Vedere quelle scarpe, quelle scarpette dei bambini, dei neonati, sono cose inimmaginabili e bisogna continuare a ricordare. Bisogna ricordare che quello che vediamo è solo una piccola parte.”

Sergio Mattarella, ha attraversato quelle strade grigie, e passeggiato da un blocco all’altro, accanto alle sorelle Bucci, tra le poche testimoni ancora in vita, sopravvissute all’olocausto. “Non pensavo che avrei pianto – ha detto Tatiana Bucci – ma vedere tutti questi ragazzi e bambini marciare ad Auschwitz, per ricordare quello che è successo qui, mi commuove. Sono stata qui dall’Aprile del 1944 alla fine della guerra. Eravamo in 8 della mia famiglia e siamo sopravvissuti in quattro. Sono tornata quaranta volte ormai, per me venire qui è come per un’altra persona andare al cimitero”. 

Alla cerimonia conclusiva della Marcia dei vivi, il Presidente Mattarella si è poi soffermato molto nella sua visione della storia e della memoria: “Siamo qui oggi, in questo immenso cimitero senza tombe, a rendere omaggio e a fare memoria dei milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista che, con la complicità dei regimi fascisti europei che consegnarono i propri concittadini ai carnefici, si macchiò di un crimine atroce contro l’umanità, che non può conoscere né oblio né perdono. Oggi più che mai – ha continuato Mattarella – nel riproporsi di temi e argomenti che avvelenarono la stagione degli anni ’30 del secolo scorso con l’infuriare dell’inumana aggressione russa all’Ucraina, la memoria dell’Olocausto rimane un monito perenne che non può essere evaso. L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo e l’indifferenza, il delirio e la volontà di potenza sono in agguato, sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli.”

Davanti a una platea commossa, nel giorno dell’Yom HaShoah, la giornata del ricordo dell’Olocausto, il Presidente Mattarella ha sentenziato con chiarezza e ferma convinzione che “contro gli araldi dell’oblio, la memoria vince“. “Per ribadire mai più. Non può essere ammesso nessun cedimento alle manifestazioni di intolleranza e di violenza – ha proseguito -, nessun arretramento nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, fondamento del nostro convivere pacifico. Tra l’autunno del 1943 e gli ultimi mesi del 1944 anche migliaia di italiani furono deportati qui dall’Italia. Per la quasi totalità di loro fu un viaggio senza ritorno. Non a caso Polonia e Italia sono tra le nazioni europee più impegnate a conservare la memoria dell’Olocausto e a promuoverne la conoscenza tra i giovani”. Con queste sentite parole si è conclusa la presenza del nostro Capo di Stato a Birkenau.

Mattarella all’Università Jagellonica di Cracovia

Oggi, mercoledì 19 aprile, il Capo dello Stato si è poi diretto all’Università Jagellonica di Cracovia dove citando anche Liliana Segre ha ribadito che “la memoria resta l’unico vaccino contro l’indifferenza”. “Oggi ricorre l’80esimo anniversario della rivolta del Ghetto di Varsavia – ha spiegato il capo di Stato -. La memoria di quelle barbarie rimane indefettibile nelle nostre menti e nei nostri cuori. Pronunciare queste parole in una Università, tempio che tramanda, sviluppa e diffonde conoscenza, implicitamente affida a voi giovani la responsabilità del ricordo”.

Poi tramite il nesso storico della non belligeranza tra i popoli europei, delinea un quadro geopolitico che rischia di compromettere ulteriormente la pace e la stabilità in Europa: “Con lucidità va compreso che proporsi di salvaguardare la pace fra le nazioni, affrontare i rischi globali che interpellano tutto il mondo – missioni da cui, colpevolmente, ci allontana, oggi, la furia bellicista russa – significa anzitutto respingere la tentazione della frammentazione della solidarietà fra Paesi liberi, cementata nella esperienza dell’Alleanza atlantica e dell’Unione Europea”.

Sicurezza europea e sicurezza euro-atlantica sono concetti indivisibili per potersi difendere insieme con determinazione e per garantire e sviluppare il modello democratico e sociale europeo. Sarebbe del tutto sbagliato – ha continuato Mattarella – pensare a un’Europa frutto dell’affannosa rincorsa ad affrontare problemi dettati da altri, in un quadro internazionale dettato da altri. In altri termini, l’esigenza di fare dell’Europa una protagonista  non trova adeguata risposta nella visione di un’Unione come somma temporanea e mutevole di umori e interessi nazionali, quindi, per definizione perennemente instabili”. Il Presidente punta a rafforzare le alleanze in un’ottica di difesa comune, a vantaggio anche dell’Alleanza Atlantica, specificando che “è necessario superare con coraggio e lungimiranza le contraddizioni di voler puntare, da un lato, ad una solida cornice di difesa europea senza saper superare, dall’altro, le timidezze di chi esita ad avanzare sulla strada dell’integrazione”.