Houses on the rocks of the coast of Polignano a mare at the Mediterranean in Italy

In Puglia, l’intero territorio regionale è a rischio dissesto idrogeologico. Particolarmente vulnerabili sono le zone costiere, dove vi è anche un pericolo di erosione. La Regione Puglia ha erogato 200 milioni di euro ai Comuni, ma solo il 50% delle somme è stato utilizzato. Nello stesso tempo, la Regione è stata beneficiaria di un fondo di 13 milioni di euro, ma al 31 dicembre 2021 è stato impegnato poco più del 30% delle risorse. Il Politecnico di Bari, con il professore Alessandro Reina e un gruppo di geologi, porta avanti da anni un lavoro di ricerca per la difesa del territorio attraverso la prevenzione.

“La Puglia mostra diverse condizioni di rischio idrogeologico in base alle caratteristiche geologiche del territorio. Non ci facciamo mancare nulla come le frane, l’erosione costiera, i fenomeni di sprofondamento carsico, le esondazioni e la subsidenza”, afferma il professore. “Le zone maggiormente a rischio sono quelle più esposte ad una condizione di pericolosità idrogeologica. Per esempio, la costa del comune di Polignano a mare è nota per la presenza di grotte marine che si sviluppano anche sotto l’abitato e che in passato hanno anche determinato dei crolli: la potenzialità che futuri crolli possano coinvolgere l’edificato viene oggi mitigata (ma ancora non in maniera completa) con una serie di interventi. Significa che oggi è possibile indicare quali sono le aree maggiormente caratterizzate da frane, alluvioni, e pertanto si possono determinare scelte di gestione del territorio che non comportino l’esposizione ai pericoli”.

E ancora: “Circa la prevenzione siamo un po’ indietro. Basti pensare che l’aggiornamento delle carte geologiche è limitato al 10% del territorio. Sono ferme al 1990, quando il territorio è in evoluzione. Limitata è la manutenzione del territorio (riforestazione delle aree boschive deforestate; pulizia e manutenzione dei corsi d’acqua), l’utilizzo responsabile e sostenibile delle risorse idriche del sottosuolo, pianificazione, strumenti urbanistici più snelli (contrasto dell’abusivismo edilizio), adeguamento delle strutture. La prevenzione passa attraverso la conoscenza del territorio e il suo controllo. Questo è fare prevenzione del rischio idrogeologico”.

Poi chiosa: “Sia ben chiaro che il rischio zero non esiste, possiamo solo attenuare gli effetti determinati dagli eventi di dissesto. Conosciamo per esempio che esistono circa 18mila frane censite nel solo subappennino Dauno con un coinvolgimento di circa 400 kmq. Quanto è cresciuta l’urbanizzazione di quel territorio? Diversi temi devono essere oggetto della politica: perfezionare la conoscenza geologica della Puglia, e fornire migliori e più rapidi strumenti per la gestione e il controllo del territorio”.