Uno strumento di dialogo tra generazioni e istituzioni, già previsto da legge regionale, di cui il Consiglio regionale si dota, su proposta della sua prima presidente donna, Loredana Capone. Nasce in Puglia il Forum degli Adolescenti, oltre 50 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni, dagli studenti del progetto biennale “Giovani in Consiglio: da osservatori a protagonisti” ai rappresentanti delle Consulte provinciali, si riuniranno periodicamente per affrontare i temi di più stringente attualità, e contemporaneamente, misurarsi con l’attività di programmazione politica e legislativa. Il Forum degli Adolescenti sarà un vero e proprio laboratorio, un luogo nel quale le istituzioni e giovani possono trovare un punto d’incontro per guardare insieme il futuro.

In programma workshop, laboratori, convegni con esperti, associazioni, istituzioni, visite guidate a Palazzo Chigi e Palazzo Madama, fino a una giornata autogestita in cui studentesse e studenti saranno chiamati a lavorare su una proposta di legge e a discuterla, simulando una vera e propria seduta del Consiglio regionale. L’obiettivo è favorire la partecipazione delle giovani generazioni alla vita della propria regione e del proprio Paese. Dal lavoro alla salute, dall’istruzione all’ambiente, alla cultura, al turismo, ciascun appuntamento è pensato per attraversare i principali temi del presente, indispensabili e trasversali ai giovani e al loro futuro. Ieri 25 ottobre l’insediamento ufficiale alla presenza della presidente del Consiglio regionale e del garante dei diritti del Minore, Ludovico Abbaticchio.

Per questo primo incontro il Consiglio regionale ha voluto promuovere un confronto sul tema: “Donne, vita, libertà. La questione iraniana”. A parlare alle ragazze e ai ragazzi presenti: Pegah Moshir Pour, 30 anni, lucana di origine iraniana, laurea magistrale in Ingegneria edil- architettura. Dall’età di 15 anni è attiva in progetti e festival culturali sul territorio regionale e nazionale. È referente fundraising di UNESCO Giovani Italia Basilicata, associata Cultura Italiae Young e collaboratrice dell’ufficio EURO-NET Potenza dove gestisce e partecipa a svariati progetti europei tra cui Erasmus +. Nel 2015 ha aperto un collettivo all’interno dell’Unibas, “WoMan”, contro la violenza di genere, che è stato premiato dal CUG Nazionale come best practice. Porta la sua firma la lettera aperta, dello scorso 5 ottobre, ai rettori e agli organi istituzionali delle università italiane, con la richiesta di un intervento diretto di solidarietà dei Paesi occidentali e dell’Onu per garantire agli studenti iraniani ospitalità nelle università europee; Domi Bufi, responsabile Amnesty International Puglia e Matera, dei rettori delle Università pugliesi.

“Combattiamo da quando è scoppiata la rivoluzione islamica, ovvero dal 1979, – ha detto Pegah Moshir Pour – e non abbiamo mai smesso di farlo, solo che finora le nostre battaglie sono rimaste silenti. Oggi a noi si è unita anche la generazione Z, perché la Repubblica islamica opprime e reprime chiunque vada contro i diktat del regime e lo fa senza distinzioni. E non è solo la questione del velo, perché in Iran il velo si è sempre portato, piuttosto oggi il velo è diventato un simbolo. Il velo copre la testa e nella testa delle donne iraniane c’è sapere, cultura, competenza, un sapere che il regime vuole mettere a tacere. Basta pensare che il 97% delle donne iraniane è alfabetizzato, di queste il 66% sono laureate e il 70% laureate in materie STEM. Se ci facciamo caso tutte le donne che vengono prese dalla polizia Pasdaran sono colpite con i manganelli sulla testa, e anche il gesto di tagliarsi capelli è simbolico. Non è solo il velo, il dolore è molto più grande”.

“Le donne iraniane – ha aggiunto Domi Bufi – sono regolarmente oggetto di molestie verbali e aggressioni fisiche da parte della polizia e forze paramilitari. Questo vuol dire essere prese di mira in quanto donne anche solo per brevi soste casuali per strada, ricevendo minacce e insulti, viene ordinato loro di tirare in avanti il velo per nascondere i capelli, vengono imposti fazzolettini per pulirsi il trucco davanti agli agenti di polizia morale. Le donne vengono afferrate per le braccia, schiaffeggiate in faccia, colpite con pugni e manganelli, e ammanettate e spinte violentemente contro furgoni della polizia. Questi atti equivalgono a trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti, che è assolutamente vietato dal diritto internazionale, compreso il Patto internazionale sui diritti politici e civili, di cui l’Iran è uno Stato parte. Sulla base di regolamenti e politiche adottate e applicate da vari organi governativi, a milioni di donne è stato inoltre negato l’ingresso in spazi pubblici come aeroporti, campus universitari, centri ricreativi, ospedali e uffici governativi, espulse da scuole e università e licenziate per ragioni arbitrarie come i capelli che sporgono dal velo, il trucco che sembra “pesante” o i pantaloni, il velo e i soprabiti corti, attillati o colorati”. All’incontro, moderato dalla giornalista Lucia Portolano, sono intervenuti anche: Sanaz Suhani, della comunità iraniana di Puglia, Anna Paterno, delegata ai percorsi formativi Uniba, Giulia Annalinda Neglia, delegata al Welfare e alle Pari Opportunità del Politecnico di Bari, Giuseppe Grassi, delegato al bilancio UniSalento.