Il Coordinamento Mense della Caritas diocesana rende noto il bilancio di un anno, quello appena trascorso, evidenziando che dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021 le varie realtà parrocchiali sono riuscite a dispensare oltre 100 mila pasti, ripartiti presso le seguenti mense:

  • Bari (Cattedrale-S. Chiara, Suore di Madre Teresa, Rogazionisti-Villaggio del Fanciullo, Maria SS. del Rosario, S. Pio X, S. Carlo Borromeo, S. Rocco, S. Sabino, s. Ferdinando, s. Francesco d’Assisi, S. Antonio-Carbonara, S. Nicola-Carbonara)
  • Bitonto (Parrocchia-Fondazione Santi Medici)
  • Mola (Parrocchia matrice, SS. Trinità e S. Cuore)

“Questi sono i pasti rilevati dal nostro osservatorio ma a questi bisognerebbe aggiungere tanti altri che, in maniera metodica e senza essere censiti, vengono preparati per situazioni di particolare disagio di cui tante comunità ecclesiali si fanno carico”, commenta don Vito Piccinonna, direttore della Caritas barese.

La pubblicazione e l’evidenza dei numeri nasce solo dal desiderio e dalla consapevolezza che il problema relativo alla povertà alimentare non cada in subordine e ci si renda disponibili ad aiutare e a vivere quella solidarietà ordinaria che non aspetta i grandi eventi per essere vissuta.

“Un grazie speciale ai tanti volontari che in maniera spesso silenziosa, appassionata e generosa si rendono disponibili nell’essere accanto a chi fa più fatica”.

La povertà alimentare resta un problema.

La povertà alimentare è un problema radicato del nostro Paese, un fenomeno strutturale che ci accompagna ormai da decenni e che la pandemia da covid-19 ha particolarmente acuito a causa della crisi economica determinata dalle misure di contenimento contro la diffusione del virus e dal rialzo dei prezzi dei beni di consumo di quest’ultimo periodo.

Infatti, oltre 33 italiani su 100 hanno registrato una riduzione del reddito di almeno un quarto nel corso degli ultimi 2 anni e si stima che almeno 4,8 milioni di italiani sono a rischio di povertà alimentare nei prossimi mesi (rapporto Coldiretti/Censis).

L’incremento della domanda di aiuti alimentari è stata una delle più evidenti conseguenze dell’aumento della povertà negli ultimi mesi.

In questi due anni il Governo ha risposto a questa “emergenza alimentare” con lo stanziamento di fondi distribuiti agli oltre 8000 Comuni italiani per l’erogazione di buoni spesa e/o l’acquisto e distribuzione di generi alimentari e beni di prima necessità. A fianco di questa misura, molti sono stati i Comuni che hanno integrato con risorse proprie o attivando canali come quello delle donazioni di privati e imprese.

Ma non vi è stata soltanto la mobilitazione delle istituzioni: moltissime le iniziative di solidarietà alimentare portate avanti da gruppi spontanei di cittadini e dalle Caritas parrocchiali che con i volontari dei centri di ascolto e dell’intera comunità e non solo hanno strutturato e coordinato le attività solidali favorendo l’emersione delle necessità, l’attivazione delle risposte e inaugurando legami inaspettati tra realtà eterogenee.

Tuttavia, gli effetti socio-economici della pandemia dureranno, incidendo negativamente sull’accesso al cibo per le persone in condizione di povertà e determinando un aumento strutturale della domanda di assistenza alimentare.

È ormai evidente la necessità di interventi di contrasto alla povertà alimentare più efficaci che non si attivino solo in situazioni di emergenza, ma che siano in grado di promuovere costantemente il diritto ad una alimentazione adeguata.

Da un lato, è necessaria una struttura capace di mappare la situazione e di fornire maggiore consapevolezza del fenomeno e delle sue caratteristiche per le amministrazioni pubbliche, per il Terzo Settore e per i beneficiari; e in questo, i centri di ascolto delle Caritas si stanno già attivando.

Dall’altro servono strategie per innovare gli approcci esistenti e inserirli all’interno di un quadro strategico di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale in linea con gli obiettivi della strategia “Farm to Fork” della Commissione Europea.

Infine, è indispensabile che i benefici della crescita economica dei prossimi mesi siano distribuiti in modo da ridurre quanto più possibile le disuguaglianze che si sono approfondite a causa della pandemia.

“Senza lasciare nessuno indietro. È il nostro desiderio e anche il motivo del nostro impegno”, conclude don Vito.