"Il futuro è gia qui" (Save the Children)

In Italia, purtroppo, “l’infanzia è a rischio di estinzione“. E forse non solo quella. Un declino impressionante sia per quanto riguarda la curva demografica, che l’ascesa sociale delle nuove generazioni. A lanciare l’allarme è Save the Children che ha ben fotografato la situazione italiana che, in realtà, è formata da altre piccole e complementari realtà.

In Puglia il “mondo dei giovani” è sempre più in pericolo: gli “early school leavers”, ossia i ragazzi di età compresa tra i 18 ed i 24 anni che non hanno né concluso gli studi, né hanno intenzione di continuarli, sono il 15,6%. I Neet invece, quelli tra i 15 ed i 29 anni, arrivano al 29,4%: non studiano, non lavorano, non seguono nessuna formazione. Entrambe sono sì superiori alla media nazionale, anche se di poco, ma molto lontane a quelle europee. Il problema però non sono solo le percentuali, bensì i numeri in generale: nell’arco di 15 anni i bambini e gli adolescenti sono diminuiti di 600mila “unità”. E di questi, ci sono i poveri, cioè tutti coloro che non hanno il necessario per vivere in maniera dignitosa. Tra il 2010 ed il 2016 la spesa per l’istruzione italiana è stata tagliata di mezzo punto di PIL, risparmiando anche sui servizi alla prima infanzia, le mense ed il tempo pieno. A peggiorare la situazione c’è stata l’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha reso ancora più evidente il divario enorme, le diseguaglianze tra i più piccoli. Ci sono ragazzi che hanno perso più di un anno di scuola, non hanno più visto i loro amici, hanno smesso di relazionarsi con il mondo esterno. Si sono chiusi in loro stessi e ora fanno fatica a ricominciare. Ecco qui che la povertà economica si intreccia con una poverta d’istruzione ed umana. “Il futuro è già qui” – questo è il titolo della fotografia scelta per rappresentare la XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio: un’iniziativa per raccontare un’Italia diversa, più vecchia, piena di diversità, povertà in cui i ragazzi che in realtà devono essere il “capitale” prezioso per il paese, si trasformano in omini tutti uguali che non vengono per nulla. Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Childrenscoltati, di fronte a questo risultato, spiega come l’Organizzazione che da anni aiuta i più piccoli intende affontare questa situazione: “Siamo di fronte ad un domani incerto. Da un lato c’è un futuro che rischia di essere compromesso dalla crisi economica, educativa, climatica. Dall’altro sembra esserci la miopia della politica che in questi ultimi decenni non ha investito a sufficienza sul bene più prezioso del nostro paese, l’infanzia. Ascoltare le istanze di bambine, bambini e ragazzi è un imperativo: si aspettano una società diversa e dobbiamo renderli protagonisti di questo cambiamento. Il tempo delle parole è passato e ora bisogna immediatamente impegnarsi in politiche concrete a favore dell’infanzia: i fondi dedicati alla Next Generation sono risorse importanti che possono trasformare le parole in realtà ed è un’occasione che non possiamo perdere”.

In Puglia meno di un bambino su dieci usufruisce dell’asilo nido, perchè quelli privati costano troppo. La spesa media pro capite – per ogni bambino sotto i 3 anni – dei comuni della regione, per la prima infanzia è di 408 euro ciascuno. Anche da grandi, le disparità non finiscono: in Italia solo il 36,3% delle classi della scuola primaria fa il tempo pieno. Nello specifico in Puglia, a Bari solo il 15,2% dei bambini ne usufruisce; a Taranto il 15,8%; a Lecce il 19%, a Foggia il 19,8% e a Brindisi il 26,3%. Per quanto riguarda le mense scolastiche invece in provincia di Brindisi la frequenta il 22,2%, a Lecce il 18,2%, a Foggia il 17,2%, a Bari il 16% e infine, a Taranto, la meno virtuosa, il 13,9%.

Nel 2020, i dati dell’indagine Eu-Silc Eurostat, sono cambiati rispetto all’anno prima, per quanto riguarda le esigenze basilari. Grande è il divario nelle differenza tra le famiglie ricche con minori da quelle povere: al Nord la spesa alimentare media mensile di una famiglia benestante era di 913 euro, due volte e mezzo quella di una famiglia del quinto meno abbiente, che spendeva 380 euro. Al Centro la differenza aumenta e nel Mezzogiorno si allarga passando da 1267 euro per le famiglie più abbienti a 442 per quelle più povere.

Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia spiega come il PNRR può positivamente intrecciarsi a questa situazione precaria: “Con la pandemia i divari nelle opportunità di crescita si sono ampliati, non solo lungo la linea geografica nord sud, ma anche all’interno delle regioni più sviluppate, nelle grandi città come nelle aree interne. Il punto di svolta per invertire la rotta è il PNRR, combinato alla nuova programmazione dei fondi europei e alla Child Guarantee, un investimento complessivo sull’infanzia che non ha precedenti dal dopoguerra. Ma se l’impiego di queste risorse sarà volto a rafforzare solo i territori più attrezzati e verrà tutto deciso dall’alto, senza un coinvolgimento delle comunità locali e degli stessi ragazzi e ragazze, il rischio reale è quello di migliorare gli indicatori nazionali senza tuttavia ridurre – anzi aggravando – le disuguaglianze”.