La Tutela della salute nelle persone migranti. È questo il titolo del seminario finale in mainstreaming delle attività del progetto Prevenzione 4.0 – che vede capofila la Regione Puglia in partenariato con AReSS Puglia, Università degli Studi Bari e NOVA ONLUS Consorzio di Cooperative Sociali – e che si è tenuto ieri nella Sala Agorà della Fiera del Levante di Bari.

Finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 – Obiettivo Specifico 1. Asilo – Obiettivo nazionale ON 1 – Accoglienza/Asilo – lett. c – Potenziamento del sistema di 1° e 2° accoglienza – Tutela della salute, Prevenzione 4.0 ha permesso di migliorare la qualità dei programmi e servizi del Servizio Sanitario Nazionale offerti ai richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale presenti sul territorio pugliese. Grazie ad attività diversificate di intervento, gli stakeholder coinvolti hanno garantito modelli e dispositivi di cura orientati alla “medicina di prossimità”.

Favorire reti e rapporti collaborativi tra servizi pubblici, privati e del privato sociale; rafforzare le capacità degli operatori che, a vario titolo, rientrano nei processi di inclusione sociale e sanitaria dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale in ambito regionale; creare e sperimentare un sistema integrato di rilevazione, prevenzione e cura dei bisogni socio-sanitari dei beneficiari; adottare strategie efficaci di alfabetizzazione e educazione sanitaria dell’utenza sono stati gli obiettivi pianificati e raggiunti sino ad oggi. Nato nel 2017 e avviato nella seconda metà del 2018, Prevenzione 4.0 è durato 30 mesi, affrontando anche le difficoltà legate alla pandemia da Covid19.

«Ho iniziato il mio lavoro quando L’Italia si è scoperta Paese di accoglienza. Da giovane medico ho toccato con mano le difficoltà e gli ostacoli che incontra una persona che arriva in un Paese nuovo – ha esordito Pier Luigi Lopalco, Assessore alla Sanità della Regione Puglia -. Sono ostacoli che bisogna saper superare. E per farlo servono politiche che vadano oltre i concetti di emergenza. Le nostre politiche devono dare di più a chi arriva nel nostro Paese. Senza investimenti in politiche educative e della salute non c’è crescita».

«Bisogna saper andare incontro ai bisogni – ha ribadito Stefano Bronzini, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” -, alle necessità delle persone, dando una risposta in termini sociali e umanitari. Saper parlare di “persone” sviluppa il senso di responsabilità. L’Università di Bari – ha poi specificato – ha assunto un impegno attivo: ha il Programma di accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Italia, con 24 utenti, basti pensare che La Sapienza di Roma ne ha 10.

«Siamo al momento conclusivo di un progetto denso, e questo è il risultato dal quale dobbiamo ripartire – ha detto Gianpietro Losapio, Direttore di NOVA onlus Consorzio di Cooperative Sociali, nella successiva Tavola rotonda che ha coinvolto tutti i partner -. Nonostante le difficoltà incontrate e i tempi lunghi, ne usciamo con le idee più chiare in merito ai princìpi cardine della salute, diritto umano universale. Emerge la necessità di evolvere, di adattarsi e comprendere le necessità degli utenti, ed in virtù di questo rendere i servizi capaci di interpretare i bisogni reali».

«Prevenzione 4.0 è un progetto caratterizzato da buone prassi, criticità e proposte innovative, rivelatosi punto di partenza e oggetto di aggiornamento – ha convenuto Marilù Napoletano di AReSS Puglia -. Dallo sbarco all’accoglienza, il percorso da sviluppare coinvolge persone e richiede empatia».

«E questo progetto ha la sensibilità rivolta alle persone – le ha fatto eco Teresa Roselli, del Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Bari -. È un contesto dinamico, in continua evoluzione, che richiede la partecipazione di tutti. Oggi siamo qui per celebrare un inizio», ha detto, citando poi gli output principali realizzati grazie alle nuove tecnologie, ovvero un totem, “Drops – Gocce di Salute”, contenente dispositivi atti all’auto misurazione dei parametri biomedici da parte dei lavoratori migranti, dati che poi vengono registrati su database e sono consultabili tramite l’app omonima scaricabile gratuitamente. Ad oggi, in Puglia, sono tre i totem installati, rispettivamente al Caps di Bari, a Casa Sankara (Azienda Agricola Fortore) a San Severo e nel Sai di Bisceglie. «Ogni goccia fa l’oceano», secondo Loreto Gesualdo, del Dipartimento dell’Emergenza e dei trapianti di organi (D.E.T.O) dell’Università degli Studi di Bari, che ha giocato sul significato di Drops. «Integriamoci!» è stato il suo «invito all’accoglienza e alla contaminazione».

Anche Michela Camilla Pellicani del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari è d’accordo sul fatto che Prevenzione 4.0 sia stato «un progetto caratterizzato da collaborazioni incrociate, alla cui base vi sono tre princìpi: la collaborazione tra entità diverse, la contaminazione tra saperi diversi e l’interdisciplinarità», che hanno visto la presenza attiva e il confronto continuo tra mondo accademico e istituzioni pubbliche.

C’è dunque bisogno di «finalizzare gli interventi in termini di prevenzione – ha concluso Pasquale Stefanizzi, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Oncologia Umana dell’Università degli Studi di Bari -, sorvegliare e monitorare i dati relativi, ad esempio, alla frequenze delle malattie», dati messi a disposizione dall’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia.

Pertanto, si continuerà a portare avanti ulteriori attività, quali lo screening di malattie infettive nei centri di prima accoglienza, soprattutto per mettere in atto risposte tempestive.

Impatto del progetto

Con Prevenzione 4.0 si è potuto sperimentare un modello innovativo di assistenza sanitaria nell’ottica di prevenzione e tutela della salute collettiva grazie ad una più agevole individuazione, emersione e presa in carico integrata dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale in condizione di vulnerabilità. I dispositivi tecnologici e l’APP Drops Gocce di Salute connessi al Centro Servizi Operativo hanno accelerato il passaggio da una medicina d’attesa ad una di prossimità. Nella cura degli utenti in questione, questo periodo di transizione verso un metodo assistenziale proattivo è stato caratterizzato dall’investimento culturale, organizzativo e strutturale attuato dagli stakeholder interessati; intervento che è risultato efficace nel modificare i modi in cui venivano intercettare i bisogni “migranti”. L’esperienza pandemica, esplosa nel pieno delle attività progettuali, ha richiesto non solo uno sguardo nuovo in tema di salute, ma anche la necessità di attribuirgli un significato differente; che parlasse di più al plurale e non si identificasse soltanto nel singolo individuo. I device tecnologici sono diventati preziosi strumenti di screening pure nella prevenzione del contagio da Covid-19, specie per coloro che vivevano situazioni di precarietà abitativa e a rischio marginalità sociale.

L’avvio di percorsi formativi ad hoc destinati a operatori del terzo settore (pubblico e privato) che si occupano di accoglienza, ha reso più qualificato il sistema delle AASSLL e degli enti erogatori in quanto capace di raccogliere, leggere e interpretare correttamente, in una visione transculturale, le istanze delle persone provenienti di altri Paesi.

Contesto di riferimento

La Puglia, per la sua posizione geografica, è sempre stata una terra ospitale.

La pianificazione di Prevenzione 4.0 risale al 2017, anno in cui la Regione ha dovuto sopperire all’emergenza degli sbarchi: in un mese sono stati assegnati 1.000 migranti in più, portando a quota 9.734 i richiedenti asilo presenti nelle strutture del territorio. Di questi, 1.972 rientravano nel conteggio della seconda accoglienza (centri Sprar), a cui si aggiungevano 4.133 persone ospitate temporaneamente, 380 circa in hotspot, 3.249 nella prima accoglienza.

In diverse circostanze, la Regione Puglia ha adottato provvedimenti normativi all’avanguardia in materia di politiche sociali dell’immigrazione: il diritto al medico di base (MMG) e la gratuità delle prestazioni sanitarie anche agli stranieri irregolarmente soggiornanti (L.R. n. 32/2009) sono tra le azioni più rilevanti.

Le attività fin qui condotte hanno riservato alla Puglia la palma di regione più “migrant friendly”, come rivelato da uno studio condotto dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) e dall’area sanitaria Caritas di Roma, realizzato nell’ambito di un progetto coordinato dall’Istituto Superiore della Sanità e promosso dal Ministero della Salute.

Nel corso degli anni, l’incremento della popolazione immigrata sul territorio nazionale ha lasciato poco spazio ad una pianificazione mirata, intrisa invece di una difformità sempre più marcata – seppur nel rispetto delle indicazioni ministeriali – in termini di servizi offerti dai centri sanitari e di accoglienza, processi, metodi di analisi, monitoraggio e inclusione socio-sanitaria.

Le Autorità sanitarie pugliesi hanno pertanto avvertito l’esigenza di migliorare le professionalità e aggiornare le competenze del personale che lavora con richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale in ambito sanitario, psicologico e assistenziale al fine di elaborare best practice di ‘presa di cura’ che stimolano un dialogo costante fra sanità pubblica, privato sociale e medicina di base in virtù di una progettazione condivisa.

Attività realizzate

– Indagine conoscitiva che ha coinvolto l’intera regione, finalizzata alla raccolta di informazioni utili a indirizzare in maniera efficace le azioni di progetto (a cura dell’Università degli Studi di Bari)

– Seminari territoriali di sensibilizzazione e di stakeholder engagement sul tema della salute delle persone migranti (a cura del Consorzio NOVA)

– Elaborazione di un nuovo modello integrato di presa in carico psico-socio-sanitaria e formalizzazione di protocollo di intesa per la sperimentazione dello stesso (a cura di AReSS Puglia)

– Percorsi di formazione cooperativa dal titolo “La dimensione transculturale dei servizi socio-sanitari” sui temi: diritto alla cura della salute tout court e di quella mentale; migrazione e pluralismo culturale; tutela delle donne nella migrazione, migrazioni e dipendenze, che ha coinvolto gli operatori del pubblico e del privato sociale nelle sei province pugliesi (a cura del Consorzio NOVA)

– Prototipazione APP Drops Gocce di Salute, implementazione e gestione del Centro Servizi Operativo e sperimentazione presso i centri di accoglienza selezionati (a cura dell’Università degli Studi di Bari)

– Formazione del personale dei centri di accoglienza (a cura dell’Università degli Studi di Bari)

– Elaborazione di un glossario della Salute dei Migranti (a cura dell’Università degli Studi di Bari)

– Workshop territoriali di approfondimento sul tema della salute nell’età evolutiva dal titolo “In bilico – L’esperienza migratoria vista con gli occhi dei bambini, delle bambine e degli adolescenti” (a cura del Consorzio NOVA)

– Corso di Alta Formazione per mediatori interculturali etnoclinici in modalità online (a cura del Consorzio NOVA e dell’Università degli Studi di Bari)

– Monitoraggio e analisi dei dati con studio dei parametri socio-demografici, biologici (a cura dell’Università degli Studi di Bari)

– Sperimentazione e dossier di validazione (a cura dell’Università degli Studi di Bari).