“Prima di me Bari era la città più fascista di Italia”. La dichiarazione, pubblicata su un quotidiano locale, è del presidente della Regione Puglia, nonché ex sindaco di Bari, Michele Emiliano.

Una affermazione che ha fatto storcere il naso al segretario generale Cgil Bari, Gigia Bucci che in un comunicato stampa tenta di fare una lezione di storia al governatore pugliese. “Bari fu l’unica città in tutta Italia dove all’inizio del ventennio i fascisti furono respinti dalla Camera del Lavoro da Giuseppe Di Vittorio e Rita Maierotti”.

Il segretario generale nella nota sottolinea i vari avvenimenti storici che hanno contraddistinto Bari nella lotta contro il fascismo. Bucci elenca la resistenza dei ragazzi di Barivecchia, il primo congresso del CNL, la prima radio libera d’Italia “Radio Bari”.

“Emiliano ignora o finge di ignorare la grande tradizione politica antifascista, socialista, comunista e cattolica dei grandi protagonisti della nostra storia Repubblicana tra i quali Aldo Moro”.

“Ignora la grande mobilitazione che blocco la città all’indomani dell’omicidio di Benedetto Petrone con la mobilitazione spontanea di 30mila persone che bloccarono la città e le fabbriche. Ignora – continua nel comunicato – la grande tradizione di studiosi e accademici come Gino Giugni che hanno scritto lo Statuto dei Lavoratori e che è continuata ancora nel presente con grandissimi intellettuali quali Franco Cassano, Luciano Canfora e Beppe Vacca”.

“Presidente Emiliano – conclude Gigia Bucci – l’antifascismo non è una esclusiva. Appartiene a tutti i cittadini che si riconoscono nella nostra Carta Costituzionale e che sono impegnati in tal senso da ben prima che Lei fosse Sindaco di Bari. La loro eredità è patrimonio universale verso la quale tutti e tutte noi abbiamo il dovere di tramandarne il valore, non di arrogarcene la proprietà”.