La storia di Claudio e del suo seme di zucca è l’emblema di ciò che succede spesso negli ospedali del Sud Italia, decantate eccellenze sulla carta. Ospedali pieni – si fa per dire – di medici e infermieri, persino in gamba, alle prese con un sistema che procede a singhiozzo.

Il semino di Claudio, bimbo barese di 3 anni, prende una via diversa da quella normale e inizia a dargli molto fastidio. La tosse trattata con il cortisone, poi l’antibiotico per tre settimane e, infine – almeno speravano i genitori -, il consulto con lo specialista, il dottor Fabio Cardinale.

Diagnosi alla prima oscultazione: corpo estraneo. Non si sapeva ancora fosse il seme di zucca. A quel punto il medico, primario all’ospedale Pediatrico, fa in modo che il piccolo Claudio possa essere sottoposto a tutti gli accertamenti del caso per andare a individuare quel benedetto seme che da qualche mese sta rendendo difficile la vita del piccolo, facendo crescere la preoccupazione di mamma e papà.

I primi esami non escludono altre ipotesi oltre quella evidenziata fin da subito dall’esperto professionista. C’è bisogno di una broncoscopia, ma all’ospedale Giovanni XXIII di Bari non si può fare, manca il setting adeguato. L’esame va fatto al Policlinico, ma i giorni passano e mamma Rosa, grata a medici e infermieri del nosocomio, prende la decisione di portare suo figlio sotto la sua responsabilità all’ospedale Bambin Gesù di Roma.

Passa dal Pronto Soccorso, dalle 18 alle 3 delle notte Claudio è stato sottoposto a tutti gli esami fatti al Pediatrico di Bari e alla broncoscopia. Finalmente viene identificato una volta per tutte il benedetto seme di zucca. Claudio sta bene adesso e la famiglia ha recuperato la sua serenità dopo un grande stress e notevoli spese, seppure aiutata dalla solidarietà di altre mamme.

“Spero possa essere potenziato il personale – spiega la mamma sollevata – se Claudio fosse stato affetto da una patologia congenita o fosse stato immunodepresso probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. Medici e infermieri, di conseguenza anche i pazienti, devono essere messi nelle condizioni di poter fare tutto al meglio. Sono rimasta ben impressionata dalla professionalità di tutti, è un peccato non possano lavorare al meglio”.

“Ringrazio chiunque si sia dato da fare per la salute di mio figlio – continua Rosa – a Bari come a Roma. Ai genitori dico di fare molta attenzione quando i propri figli mangiano. Può succedere tutto molto velocemente, rendersi conto di tutto può agevolare l’intervento medico e accorciare i tempi”.