Sono trascorsi già trent’anni da quel 25 giugno 1991, quando Ignazio Minervini, Vito Pizzimenti e Donato Musto, morirono mentre erano in servizio a Bitonto, intenti a spegnere un incendio di grandi dimensioni nel salottificio Flep. Lo stabile venne giù mentre i pompieri svolgevano il loro lavoro, lasciando le tre povere vittime sotto le macerie.

Nonostante siano passati tanti anni il ricordo dei tre eroi, insigniti anche della Medaglia d’Argento al Valor Civile alla Memoria, resta vivo e per questo ieri sono stati ricordati con una messa commemorativa tenutasi presso la Chiesa di S. Ciro, adiacente al comando dei Vigili del Fuoco di Bari.

Abbiamo parlato con Angela Minervini, figlia di Ignazio, che ci ha raccontato le sue emozioni nel ricordare il padre, “in Chiesa ieri eravamo una ventina di persone: le famiglie, i parenti più stretti e qualche collega che si è stretto a noi nel ricordo”.

Angela in quel lontano 25 giugno aveva soli 8 anni, era la più grande degli orfani, “fu un momento confusionario – racconta emozionata – a quell’età non comprendi davvero quello che succede. Di sicuro sono cose che ti fanno crescere in fretta, diventi grande all’improvviso. Per mio padre e i suoi colleghi ci furono i funerali di Stato, ma io e mia sorella non partecipammo. Mia madre volle preservarci dal dolore di chi quella notte aveva perso marito e figlio”.

“Ci sono odori che rimangono indelebili nella mente, per me quell’odore è di aroma tostato impresso sulla pelle di mio padre. A volte mi sembra di sentirlo tutt’ora e capisco di averlo qui di fianco a me. Papà era un uomo con le spalle grandi e la pancia grossa, tentavo sempre di abbracciarlo ma mi risultava difficile stringerlo completamente, le mie braccia erano troppo piccole, tranne il pomeriggio prima della tragedia, quando mi addormentai sulla pancia di padre. Quello sentivo che fosse l’abbraccio giusto”.

“Nella notte tra il 24 e il 25 giugno 1991 mio padre, un Vigilie del Fuoco presso il comando provinciale di Bari perse la vita. La morte avvenne a causa del crollo di un edificio seguito all’incendio di natura dolosa di un mobilificio. Di mio padre ricordo poco, ma ho viva la memoria di quanto lui abbia amato quella divisa”.

Ed stato proprio suo padre a trasmetterle l’amore per la divisa, quell’amore che come ci spiega lei, è innato, “sono entrata nei Vigili del Fuoco, seppur come amministrativa, per mio padre. Anche se, Vigili del Fuoco non lo si diventa, lo si nasce, lo senti nel dna. E quel dna me l’ha trasmesso proprio lui”.

“Sono orgogliosa che mio padre e i suoi colleghi siano ricordati nonostante tutto questo tempo, ma avrei voluto di più – racconta amareggiata Angela -. Avrei voluto più giustizia, avrei voluto che chi quella notte ha sbagliato pagasse. In realtà questo non è mai avvenuto. Mi manca ancora quel senso di giustizia”, conclude.

Resta il fatto che i tre Vigili del fuoco sono ricordati tutt’oggi dalle comunità di Bari, Bitonto e provincia come persone che si distinguevano per la loro disponibilità e dedizione al lavoro. Non si sono mai tirati indietro di fronte al pericolo, dimostrandolo fino all’ultimo istante.