Secondo il professor Nicola Laforgia, ordinario di Pediatria all’Università di Bari, non ci sono dubbi sulla necessità che si vaccinino tutti. I dati scientifici su cui bisogna ragionare non possono essere messi in discussione.

A quanto dichiarato dallo stesso pediatra a Repubblica, il vaccino nei bambini e ragazzi dai 12 ai 15 anni ha dimostrato zero effetti gravi e un’alta efficacia: questo mette quella parte della popolazione in sicurezza e contribuisce a mettere in sicurezza tutta la popolazione.

Se i dati degli studi per i bambini dai sei mesi fino ai 12 anni saranno analoghi, sarà giusto consigliarlo anche a quella fascia di età.

Il virus continua a esporre alla malattia le persone più a rischio. Vaccinandoci tutti indistintamente, sarà possibile eliminare un virus che ha fatto quasi 4 milioni di morti nel mondo. Non sapendo se l’infezione possa dare effetti a lungo termine, questo sarebbe un motivo in più per vaccinare tutti.

Davanti alle perplessità delle famiglie sulla vaccinazione dei loro figli, il pediatra risponde che i dati complessivi sugli adulti dicono che il rischio di effetti gravi è molto più basso rispetto alla malattia e che il vaccino oggi autorizzato per la fascia di età 12-15 anni, quello Pfizer, ha passato la Fase 3 di sperimentazione con numeri non molto diversi da quelli valutati per i precedenti vaccini per l’età pediatrica, 2 mila 300 bambini circa: gli effetti gravi sono zero.

Vaccinarsi è un atto di altruismo secondo Laforgia. Infatti chi non può essere vaccinato viene protetto dall’essere parte di una comunità solidale. Una comunità che ha già avuto 127mila morti in Italia e non si può permettere l’egoismo.

È necessario che vengano protetti tutti e non si dia più modo al virus modalità di circolare. La scienza non è infallibile, ma si tratta di eliminare un virus che ha provocato disastri epocali in termini di perdite di vite umane e ha cambiato in maniera drammatica la vita, soprattutto quella dei bambini e dei ragazzi.

All’emergenza sanitaria per i bambini si aggiunge quella delle loro vite sospese dalla pandemia. I bambini hanno vissuto isolati per più di un anno e mezzo.

Secondo Laforgia, l’età pediatrica ha subito una sofferenza non tanto in termini di forme gravi o morti, in termini delle esperienze di vita modificate, per non parlare delle implicazioni psicologiche: un carico ingente in una fase evolutiva dello sviluppo.

Nonostante alcuni suoi colleghi sono cauti nel consigliare la vaccinazione tra i 12 e i 15 anni, Laforgia sostiene che come medico e parte della comunità scientifica, è necessario che lui si informi e se gli studi fatti dicono che non ci sono rischi e il vaccino è efficace, il medico in quanto tale ha il dovere di riportarlo con convinzione alle famiglie che lo chiedono. Bisogna credere alla scienza, che non è un dogma infallibile ma un percorso di studi e verifiche continue.

Conclude sostenendo che in una fase come questa, non ci si può permettere di abbassare la guardia o rischiare di non sconfiggere la patologia.