Verità e giustizia. Recita così lo striscione che nella mattinata del 3 giugno è apparso fuori a Palazzo di Città. A protestare sono stati gli ex dipendenti del Comune di Bari in merito al buco milionario della Cassa Prestanza.

I lavoratori chiedono di ottenere quanto gli spetta, ovvero le buone uscite maturate nel tempo grazie al versamento delle trattenute mensili dallo stipendio, soldi che però sono spariti dal 2018.

“Al momento della firma del contratto a tutti i dipendenti è stato presentato un foglio di adesione alla Cassa Prestanza che tutti gli altri dipendenti ci presentavano come un salvadanaio nel quale venivano versate le trattenute dal nostro stipendio – spiega un funzionario del Comune in pensione -. La Cassa Prestanza è uno strumento esclusivamente finanziario e non previdenziale, perché il Comune con i nostri soldi finanziava i prestiti che i colleghi chiedevano”.

“Vogliamo sapere che fine hanno fatto oltre 40 anni di trattenute – continua -. Inoltre chiediamo che vengano tirati fuori tutti gli estratti conto della Cassa Prestanza per vedere la responsabilità di chi ha gestito in questi anni il fondo”.

Una delle ultime notizie che ha fatto spaventare i dipendenti comunali riguarda la liquidazione della Cassa Prestanza che manderebbe in fumo tutte le aspettative.

Nel frattempo il prossimo 9 giugno il Tar Puglia discuterà sulla diffida presentata dagli avvocati contro il Comune sulla natura pubblicistica del fondo previdenziale. Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha proposto una norma nazionale per la Cassa Prestanza, valida per tutti i comuni, ma che ancora non è stata presa in considerazione dal Parlamento.