Verità e giustizia. Questo è ciò che vogliono i dipendenti ed ex lavoratori del Comune di Bari in merito al buco milionario della Cassa Prestanza, ribattezzata da noi “Magagna” visto le tante cose tenute all’oscuro che pian piano stanno venendo fuori.

“Nel lontano 1993, all’atto dell’assunzione, – racconta il dipendente comunale – mi fecero firmare diversi fogli. Nessuno mi parlò della Cassa Prestanza e quando ho visto delle trattenute sullo stipendio ho chiesto spiegazioni. Ho scoperto così di essere iscritto alla Cassa e nel momento in cui ho chiesto la cancellazione mi hanno sottolineato che, come recitava lo Statuto, l’iscrizione era irrevocabile. Statuto che è stato nascosto fino al 2008”.

“Dopo si è scoperto che nei 30 articoli, l’ultimo recitava che per qualunque fatto non previsto in codesto statuto ci si rifà alla legge comunale e provinciale. In sostanza – spiega – la Cassa Prestanza era una istituzione di tipo pubblico, fino a che, tenendo all’oscuro gli iscritti, è stata registrata alla Camera di Commercio come Associazione volontaria di privati. Una cosa che noi dipendenti abbiamo scoperto solo ora”.

“Questo vuol dire che già da tempo si stava programmando la disfatta dei lavoratori. Emiliano, nonostante sia informato sulla Cassa Prestanza, non ha speso una parola per i suoi ex dipendenti, a differenza dei soci della Banca Popolare di Bari. Sembra quasi che siamo gente da portare al macero – conclude amareggiato -. Mi dispiace perché era un uomo di giustizia”.