Sono 206.391 le domande presentate in Puglia per l’accesso alle graduatorie per supplenze del personale ATA (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) nelle scuole statali.

“Il dato è, naturalmente, falsato rispetto alla carenza di posti di lavoro, se consideriamo che almeno 100mila aspiranti pugliesi l’hanno presentata verso le regioni del nord per avere qualche chance in più – commenta Gianni Verga, segretario generale della UIL Scuola Puglia -. Sono numeri che la dicono lunga sulla sete di lavoro che attraversa la nostra regione e sugli effetti che, conseguentemente, si ripercuotono sul calo vertiginoso, ormai continuo e costante, di alunni”.

Le domande sono 81.287 in provincia di Bari, 21.468 Brindisi, 32.777 Foggia, 38.798 Lecce e 32.061 Taranto. Almeno un terzo di queste domande, per le quali è sufficiente accedere con il diploma di qualifica o maturità, ha interessato migliaia di giovani e meno giovani laureati.

Le domande sono così suddivise: 186.527 per il profilo di assistente amministrativo (73.186 Bari, 19.438 Brindisi, 29.933 Foggia, 34.880 Lecce, 29.090 Taranto), 181.093 per quello di collaboratore scolastico (70.157 Bari, 19.274 Brindisi, 28.983 Foggia, 34.278 Lecce, 28.401 Taranto), 86.389 per assistente tecnico (33.190 Bari, 9.489 Brindisi, 13.419 Foggia, 15.727 Lecce, 14.564 Taranto), 2.200 per addetto aziende agrarie (953 Bari, 209 Brindisi, 310 Foggia, 337 Lecce, 391 Taranto), 5.960 per cuoco (2.501 Bari, 594 Brindisi, 966 Foggia, 974 Lecce, 925 Taranto), 5.308 per guardarobiere (2.341 Bari, 490 Brindisi, 859 Foggia, 930 Lecce, 688 Taranto) e 1.346 per infermiere (469 Bari, 89 Brindisi, 410 Foggia, 215 Lecce, 163 Taranto).

“Anche questo governo si ostina a non incrementare gli organici, soprattutto in considerazione degli spazi necessari per gestire la pandemia in atto – conclude -. Anzi, attraverso un pasticcio di norme, taglia di fatto alla Puglia circa 500 posti di collaboratore scolastico mandandolo, in numerose scuole, addirittura in esubero. È necessario che nel PNRR la scuola sia messa al primo posto, se si vuole veramente intervenire con investimenti strutturali anziché spot come il cosiddetto organico covid”.