Nei giorni scorsi, il Presidente regionale FISM Puglia, il Presidente A.C.S.E.MI., Legacoop Sociali Puglia, Confcooperative Federsolidarietà Puglia e il Portavoce Forum Terzo Settore hanno fatto appello tramite un comunicato alla Regione Puglia per lo stanziamento dei fondi per le proprie imprese, mancanti da diverso tempo e necessari per evitare la chiusura forzata.

“Con la presente siamo ad esprimere profonda perplessità circa gli esiti dell’incontro dello scorso 27 aprile, convocato per individuare eventuali proposte di modifica alla procedura relativa all’erogazione del Voucher conciliazione minori: nonostante i migliori auspici, anche da parte dell’Assessora in indirizzo, riteniamo che non abbia portato a soluzioni concretamente apprezzabili per le nostre associate – si legge nel comunicato -. Nelle diverse occasioni in cui abbiamo avuto modo di confrontarci abbiamo reiteratamente ribadito che dal primo settembre 2020 le Unità Di Offerta erogano, in totale assenza di pagamenti pubblici, servizi ai minori. La ingiustificata mancanza di pagamento di quanto dovuto dalla P.A. risulta davvero insostenibile nel periodo pandemico caratterizzato da enormi costi aggiuntivi ad esclusivo carico delle strutture educative al fine di garantire il rispetto dei Protocolli di sicurezza per il contenimento della diffusione del Covid-19”.

Con la problematica dell’essere arrivati a maggio senza possibilità di fatturare quando l’anno educativo sta volgendo al termine e ritenendo intollerabile la situazione, vengono avanzate richieste necessarie ad evitare la chiusura.

“Ribadiamo la necessità ed urgenza di provvedere ad individuare soluzioni immediate che diano respiro economico alle imprese. Pur riconoscendo l’impegno profuso dall’Assessora Barone nell’ascoltare le parti sociali e la sua disponibilità a trovare soluzioni per soddisfare le legittime pretese delle UDO, non possiamo ulteriormente consentire un atteggiamento amministrativo sordo alle istanze delle strutture che erogano i servizi per minori. Ribadiamo, pertanto, la proposta presentata al tavolo, ossia:

1. disporre l’immediato trasferimento delle risorse regionali agli Ambiti con impegno alla sottoscrizione degli Addendum per tutti i minori ammessi;

2. consentire alle UDO (previa esclusiva presentazione – al momento – dello Schema F e della domanda di pagamento) di procedere alla fatturazione, per tutte le domande ammesse, del periodo settembre 2020 – marzo 2021. Le stesse strutture potranno poi caricare la rendicontazione sulla piattaforma entro il 31/08/2021.

Il tutto al fine di consentire alle UDO di poter efficacemente percepire le risorse per questo periodo entro il 15 maggio. Siamo tenuti ad informarvi che le strutture nostre aderenti non sono più in grado di anticipare costi e sostenere ulteriori impegni, pertanto, decorso questo termine ultimo senza aver incassato quanto dovuto, molte di queste chiuderanno i propri servizi, informando le famiglie e la comunità tutta delle motivazioni che hanno determinato questa difficile e sofferta ma, altrettanto, necessaria scelta – concludono -. Ribadiamo ancora una volta la nostra totale ed incondizionata disponibilità ad un ulteriore confronto sottolineando che la tempistica segnata non è in alcun modo rivedibile”.

Queste necessarie richieste sono purtroppo rimaste insoddisfatte e, tramite un comunicato stampa, sono state annunciate le chiusure forzate di alcuni Centri Socio Educativi Diurni.

“Così si chiude, senza respiro, senza più fiato, privata della sua anima di avamposto di legalità, la nostra storia pluriennale al servizio delle fasce più bisognose della cittadinanza. Lentamente prosciugati di risorse economiche ma soprattutto di forza per resistere, lentamente come «lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro», citando la poetessa brasiliana Martha Medeiros – si legge nella lettera -.  Perché siamo chiamati a vivere, non a sopravvivere. Siamo tenuti a dare certezze e ad opporre buone prassi all’indeterminatezza delle vite dei minori che ci sono affidati. E non possiamo più. Non ci è più concesso. Resistiamo da tempo, ormai, alla precarietà, all’ignoranza sul nostro operato da parte degli interlocutori istituzionali, alla mancanza di un progetto coerente e duraturo sul nostro servizio, opponendo la nostra resilienza e la nostra professionalità, quella delle centinaia di operatori che si occupano dei 510 minori baresi che ci sono affidati”.

Un epilogo triste, che sarebbe dovuto andare in altro modo, che danneggerà molti e sta inevitabilmente scatenando proteste. “Questa travagliata risoluzione, a pochi giorni dalla Festa del Lavoro, non solo lascerà a casa molti uomini e donne che sul loro lavoro avevano fondato una vita dignitosa, ma riverserà per strada ogni pomeriggio alcune centinaia di minori durante la fase più delicata di questa lunga pandemia e priverà del supporto educativo le centinaia di famiglie che da sempre hanno potuto contare sul nostro sostegno”, concludono.