foto di repertorio

“Basterebbe che ognuno si occupasse del proprio lavoro per evitare che il potere faccia anche ‘della dignità un semplice valore di scambio’. Capita infatti che anche le stesse rimostranze da me denunciate possano apparire sterili qualora non risultassero probanti i fatti e prodotto stesso di prassi. Capita anche che tra un intervento Covid e un’attesa sine die fuori ai PS il territorio venga coperto solo fortunosamente per urgenze non-covid. Capita che un’ischemia miocardica prontamente diagnosticata e gestita non esiti in infarto conclamato”.

Inizia così il racconto su Facebook di Francesco Papappicco, medico del 118. Il sistema sanitario, ormai al collasso, è messo a dura prova ogni giorno, ma per fortuna ci sono ancora storie a lieto fine da poter raccontare.

“Capita che un 62enne accusi un malore, faccia in tempo ad uscire dall’auto che sta guidando e si accasci per strada sotto un albero in una zona periferica di Gravina e che si venga allertati da qualche avventore casualmente di passaggio che, ostinato, al cellulare attende che il 118 gli risponda – scrive -. Capita che i mezzi siano tutti impegnati e che il nostro equipaggio abbia da poco concluso il precedente intervento su quel paziente con ischemia miocardica e si renda libero al momento giusto. Capita che giunti sul posto si trovi il 62enne quasi esanime, madido di sudore, a terra tra quello sparuto drappello di avventori, lo si carichi in ambulanza, gli si faccia diagnosi di infarto (foto), lo si stabilizzi, lo si inizi a trattare in attesa di conoscere l’emodinamica disponibile in cui sottoporlo a coronarografia e angioplastica”.

“Capita che come al solito fai il diavolo a quattro e sperando che quel paziente non vada in arresto cardiaco in ambulanza durante il viaggio verso il lontano Miulli o Bari, corri per lasciare chances di sopravvivenza al paziente – continua il medico -. Capita che quell’uomo si sia salvato e che non abbia voluto che ci allontanassimo da lui neanche sul letto operatorio avendo visto la morte con gli occhi e compreso che lo abbiamo salvato, rasserenato e tenuto per mano fino all’ultimo. Adesso è convalescenza post-intervento”.

“E poi capita anche che proprio stamane ti chiamino perché un medico curante ha richiesto il ricovero per un nonnetto 88enne, sospetto Covid in attesa di esito tampone, che già ieri ha rifiutato di andare in ospedale satura 60 – racconta -. Ti bardi, torni sul posto, il nonnetto ti manda quasi al diavolo perché conferma di non voler andare in ospedale e di sentirsi bene e dopo una discussione telefonica, registrata tra figli e medico richiedente in cui si asseriva che il paziente saturasse 62%, scopri che satura 97 e che 62 sia in realtà la frequenza cardiaca (foto). Troppo comodo dire al telefono ‘per me deve andare in ospedale’ e sbolognare al 118 lo svarione da principiante impegnando tra vestizione, intervento e sanificazione per oltre un’ora un’ambulanza di rianimazione medicalizzata del 118”.

“Abbiate almeno la decenza di andare a vedere i pazienti e prescrivere il ricovero motivandolo – conclude Papappicco -. Tanto per fortuna sugli infarti e sugli incidenti come quello di stamane sulla Tarantina, ci andiamo noi del 118 nel tempo libero”.