Il Vaccino anglosvedese AstraZeneca continua a sedere sul banco degli imputanti, in senso lato, ovviamente. Oggetto delle attenzioni, neanche a dirlo, i vari casi di trombosi segnalati in diversi Paesi, soprattutto per quanto riguarda le giovani donne. L’Ema, l’agenzia europea per i medicinali, sta eseguendo nuovi accertamenti, le conclusioni sono attese per oggi, mercoledì 7 aprile, o domani.

La correlazione tra i rari casi di trombosi verificati tra chi era stato vaccinato con AstraZeneca probabilmente c’è, questo l’orientamento che trapela dal Comitato per la valutazione dei rischi in seno all’Ema, il Prac, ma in che modo siano collegati è presto per dirlo.

In Italia al momento non ci sono limitazioni alla sua somministrazione, mentre altri Paesi hanno fermato la sua inoculazione con modalità diverse: in Francia il vaccino è somministrato solo agli over 55 anni, in Germania a chi ne ha più di 60, Olanda, Danimarca e Norvegia ne hanno sospeso l’uso.

La decisione di imporre limitazioni alla sua somministrazione spetta infatti alle singole agenzie del farmaco nazionali, è probabile che l’Ema lasci il mondo come sta, sebbene sarà cambiato nuovamente il bugiardino che accompagna il vaccino; l’incidenza della trombosi è infatti al momento superiore rispetto alla popolazione non vaccinata, e questo deve essere riportato nel foglietto illustrativo.

Per l’Oms “al momento non ci sono legami tra trombosi e vaccino AstraZeneca”, il rapporto rischi-benefici resta positivo, ha sottolineato il direttore del dipartimento di regolamentazione e prequalificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Rogério Paulo Pinto de Sá Gaspar.

L’ipotesi più accreditata è che l’Ema imponga lo stop ad alcune categorie, quali le donne con meno di 55 anni e tra e gli uomini sotto i 60. Le ripercussioni sulla campagna vaccinale in corso sono facilmente immaginabili. L’Italia dunque valuta la possibilità di sospendere AstraZeneca sotto i 65 anni, destinando loro Moderna, Johnson & Johnson e Pfizer-BioNtech, ma c’è da tener conto dei richiami a chi ha già ricevuto la prima dose, circa 1 milione e 300mila persone.

SI tratterebbe di invertire radicalmente la rotta, il piano vaccinale infatti prevedeva Pfizer alle persone più anziane e AstraZeneca subito sotto come fascia di età, un cambio di strategia non da poco, accompagnato dal possibile crollo della fiducia nel vaccino anglo-svedese, già provato dagli eventi di cronaca e sui cui si è dovuto intervenire mediaticamente. Su tutto poi, pesa il fattore ritardi delle consegne, come la storia recente ha insegnato.