Dopo la lettera straziante della dottoressa Roberta Ladisa, anche il dottor Claudio Filoni, operatore del 118, ha voluto scrivere al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano in merito al lavoro svolto durante l’emergenza sanitaria, sottolineando i vari disservizi che gli operatori sanitari hanno dovuto subire in questo anno.

“La lontananza della politica dal 118 è siderale. Nessuno si è accorto del prezioso lavoro svolto quest’anno da noi operatori 118, gli unici ad essere sempre e da sempre su un campo di battaglia sin dall’inizio della pandemia”. Inizia così la lettera di denuncia.

“Abbiamo iniziato il nostro “COVID TOUR” con equipaggiamento (DPI) di fortuna (buste di plastica come calzari) e nonostante tutto siamo stati sempre vicino a tutti i pazienti ascoltando i loro lamenti e le loro preoccupazione nelle interminabili soste (parliamo di ore) fuori dai PP. SS., in attesa del tampone molecolare che non si aveva e non si ha prima di alcune ore (c’è da chiedersi perché questo tempo interminabile); abbiamo assistito i pazienti con immensa serenità e pazienza ma soprattutto con tano amore; siamo stati i loro confessori, i lori psicologi, i loro genitori, i loro amici più cari in quanto tanta gente non trovava più conforto nei medici di base che, per direttive, non potevano visitare più i propri assistiti.”

“Adesso ci sentiamo nello sconforto totale e senza fare alcun riferimento politico che sarebbe solo strumentale in questo momento chiedo, non per me ma per un mio amico, dove sono le nostre rappresentatività iniziando dall’ordine dei medici e finendo al ministro della salute, passando da assessore regionale e governatore, che dovrebbe tutelare e valorizzare il nostro operato? Lo sa la gente che noi non abbiamo neanche il riconoscimento di lavoro usurante?”.

“Però secondo molti, ora ma solo ora, siamo degli angeli. No, non è vero, gli angeli non sono qui sono da altra in altre faccende affaccendati; noi siamo con i piedi per terra, siamo solo gente dedita al lavoro, che lo fa con tanta meticolosità e a dirla tutta anche sottopagati; molto. Cerchiamo di non far mancare nulla al paziente durante il trasporto nei pronto soccorso, soprattutto in quei trasporti che, parlo per me, da Locorotondo a Bari, sono interminabili. Trasportare un paziente con codice rosso, cioè un paziente instabile sotto tutti i punti di vista, non è certo una passeggiata.”

“Colgo l’occasione per porre due punti interrogativi: perché non c’è presso l’Ospedale di Monopoli una Stroke Unit? Perché non c’è presso l’ospedale di Monopoli un Servizio di emodinamica? Ah, saperlo, saperlo! Tutta l’area sud è scoperta, ed è capitato più volte di dover andare sino all’ospedale San Polo (80 Km)”.

“È un grande dispiacere dover assistere all’abbandono di un servizio utile per tutto il territorio per mancanze non certo dovute agli operatori. Ormai molti medici stanno lasciando il servizio per passare a fare i medici di famiglia o nella specialistica ambulatoriale. C’è da chiedersi perché accade questo? Perché la Dott.ssa Ladisa vuole lasciare il 118 dopo essere stata una operatrice sin da quando è sorto il 118 in Puglia? Era il mese di agosto del 2002.”

“Queste brevi considerazioni solo per esternare il mio dispiacere, il mio rammarico, la mia amarezza, nel vedere un servizio di così alto valore etico e morale oltre che di grande valenza umanitaria, venir meno, disgregarsi perché gli operatori sono  giunti allo stremo e non vie alcun conforto, solidarietà o incoraggiamento a continuare quella battaglia quotidiana contro tutte le infermità”.