Alla fine la “non decisione” dell’Ema che cambia tutto è arrivata. L’agenzia europea del farmaco non ha fermato l’uso del vaccino AstraZeneca, e non ha posto limitazioni al suo utilizzo. L’inoculazione del vaccino anglo-svedese resta quindi autorizzata dai 18 anni in su: “I benefici del vaccino AstraZeneca nella prevenzione del Covid-19 nel complesso superano i rischi degli effetti collaterali. Sulla base delle attuali evidenze disponibili non è stato possibile confermare specifici fattori di rischio, come l’età, il sesso o la precedente storia medica di disturbi della coagulazione, poiché gli eventi rari si osservano in tutte le età e in uomini e donne”.

Le parole della direttrice esecutiva dell’Agenzia, Emer Cooke, non hanno sgomberato il campo da dubbi e stanno già alimentando polemiche, proprio quello che non serviva dopo il fuoco incrociato che si scatenato dopo i recenti fatti di cronaca. Nessuna limitazione quindi, le trombosi di cui tanto si è scritto restano classificate come eventi rari, soprattutto non ne sono state registrate in chi ha ricevuto la seconda dose, cosa che semplifica di molto la gestione del ciclo completo in chi ha lo ha iniziato, ma non ancora ultimato.

Di contro, la ripercussione sul piano vaccinale dell’Italia è non da poco. L’autorizzazione all’uso del vaccino resta infatti in capo alle singole agenzie nazionali; sulla scorta di quanto stanno decidendo altre nazioni come la Germania, per esempio, l’Italia, col suo Comitato Tecnico Scientifico e il Consiglio Superiore di Sanità, ha deciso di raccomandare l’uso di AstraZeneca a chi ha più di 60 anni.

“Si tratta di una estrema precauzione” ha sottolineato Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, decisione strategica che comporta un deciso cambio di rotta. Il piano vaccinale era infatti improntato all’uso di Pfizer-BioNtech negli over 80 e il vaccino anglo-svedese per gli under 80, con tutto quello che comporta.

Il nodo da sciogliere, adesso, è quello della fornitura. Da un lato, infatti, la vaccinazione degli anziani subirà un’accelerazione, dall’altro si crea il problema della copertura proprio degli under 60; l’idea è quella di affidarsi a Johnson & Johnson, sempre che i 26 milioni di dosi promessi arrivino nei tempi previsti.

In tutto questo, resta sul tavolo la questione della fiducia che gli italiani hanno in AstraZeneca, al momento ridotta al lumicino. Molte dosi giacciono nei frigoriferi, per la pioggia di disdette che sta arrivando prima di recarsi al centro vaccinale o perché rifiutate al momento della somministrazione.