“Vorrei tanto capire chi ha deciso se una maglietta sia meno utile di un cacciavite, o un pacchetto di sigarette sia più utile di una pentola”. Il messaggio forte e dirompente arriva da un lungo post di Xavier, negozio di abbigliamento a Palo del Colle. Non a caso parla di vero e proprio dramma del settore.

“State mettendo noi, come tutti i commercianti, nelle condizioni di dover scegliere tra la salute e la nostra dignità nel dover adempiere a tutti i nostri obblighi. Che sia chiaro a tutti, la pazienza è ai minimi storici – scrive -. Siamo stanchi e stufi di dover vedere differenti trattamenti tra singole attività, di vedere la gente ugualmente in giro e noi costretti in casa a dover dare giustificazioni a banche, fornitori, proprietari di locali, commercialisti, Enel, Eni, Acquedotto, Inps, Inail, Tari, Irpef, strozzini e chi più ne ha più ne metta”.

“La cosa peggiore di tutta questa situazione è accorgersi, dopo 30 anni di lavoro, di avere un’attività non essenziale, di essere parte di quelle categorie demonizzate come untrici e relegate a pochi, insomma quelli che possono anche chiudere, tanto senza abiti e vestiti non si muore, giusto?” commenta amaramente.

“Vorrei tanto capire chi ha deciso se una maglietta sia meno utile di un cacciavite, o un pacchetto di sigarette sia più utile di una pentola, perché qui non si deve vedere la moralità delle attività, ma il fatto che tutto ciò è lavoro, ed è lavoro per tutti – sottolinea – indipendentemente se sei un lavoratore privato, pubblico, autonomo o una partita iva, indipendentemente se hai una palestra, un negozio, un supermercato o una ferramenta!
O qui stiamo tutti chiusi, oppure stiamo tutti aperti, perché altrimenti ci stiamo solo prendendo in giro”.

“I soldi che ci avete stanziato, quel fumo negli occhi che da un anno ci state buttando, credendo di alleviare le nostre sofferenze, non servono a niente se non a fomentare rabbia e frustrazione. Il 7 Aprile o riaprite le nostre serrande – conclude perentorio – oppure dovremo farlo autonomamente. Questo è il messaggio dei negozi di abbigliamento che ormai non ce la fanno più ad andare avanti”.