“L’attuale situazione pandemica sta richiedendo sforzi notevoli da parte di tutto il personale sanitario interessato: è indubbia la pressione generale, ma bisogna garantire la piena osservanza del protocollo che stabilisce la necessità di individuare i pazienti codificandone l’urgenza e inoltrarli all’area di intervento più appropriata. Per sintetizzarla, c’è bisogno di fare triage nel modo giusto”.

La segreteria generale provinciale del sindacato FSI-CSA Dipartimento Sanità, Federazione Sindacati Indipendenti – Coordinamento Sindacale Autonomo, in una nota inviata alla Regione Puglia, all’Asl Bari e al Policlinico di Bari, evidenzia le gravi criticità del sistema ospedaliero.

“Se questa è la procedura da rispettare nei pronto soccorso dal punto di vista pratico, si riscontra una situazione non sempre allineata a quanto stabilito dalle linee guida (tutti gli schemi e protocolli sono saltati) – si legge nel comunicato -. Nello specifico, risulta che in molti Pronto Soccorso come all’ospedale Perinei di Altamura e al San Paolo, le ambulanze in un’attesa lunga e spasmodica fine al trattamento dei pazienti trasportati, non trovino adeguato seguito nel triagista che, causa assenza di posti letto, sostiene di non poter valutare le condizioni cliniche dei pazienti presenti sui mezzi e quindi registrarne l’ingresso”.

“In altri ospedali no Covid come il Di Venere di Bari e il Don Tonino Bello di Molfetta invece, è consuetudine sollecitare all’infermiere della squadra del mezzo del 118 di effettuare tampone al paziente soccorso e, in caso di esito positivo, rispedire il soggetto in altro ospedale con tanto di scontrino annesso – continua -. Trattasi di una situazione inammissibile ed intollerabile se si pensa che il paziente in attesa è meritevole di una prima visita sulla porta, cioè di una valutazione quantomeno visiva del suo stato affinché si possa intervenire al meglio e scongiurare gli effetti di un accrescimento del rischio evolutivo delle sue condizioni”.

“La Centrale Operativa 118 Bari ha tantissime chiamate in coda, non riesce a smistare per il meglio i mezzi di soccorso – si legge ancora -. Il personale dei mezzi di soccorso (118), la maggior parte delle volte, non riescono nemmeno a contattare la centrale per chiedere un supporto medico in caso di ambulanze India. E cosa accadrebbe allora se nel perdurare dell’attesa di codifica del triage le condizioni del paziente degenerassero in ambulanza? Le conseguenze sarebbero devastanti! Chi ne sarebbe responsabile a livello legale?”.

“Dinanzi a ciò, ragionevolmente non si possono attribuire responsabilità agli operatori impegnati nel servizio 118, piuttosto all’organizzazione del pronto soccorso reo di scarsa rapidità d’azione e mancato rispetto dei tempi e degli standard assistenziali previsti dal protocollo – conclude -. Per questo motivo si richiede di fronteggiare codesta inerzia mediante adeguati provvedimenti di concerto col direttore generale, il direttore del Policlinico di Bari e il direttore della centrale operativa del 118 e il Direttore del dipartimento emergenza/urgenza per la riorganizzazione del sistema assistenziale nei pronto soccorso resasi necessaria alla luce dell’attuale contesto epidemiologico”.