“Speriamo non si debba aspettare che crollino i palazzi della giustizia barese affinché sia nominato un commissario che velocizzi la manutenzione del più importante tribunale del distretto barese e la realizzazione del nuovo polo giudiziario. Cos’altro dobbiamo fare per scuotere dal suo torpore la politica nazionale, del tutto indifferente alla crisi vissuta da una Giustizia paralizzata, non accessibile e ostaggio di profonde distorsioni? Ai partiti, impegnati oggi nel risolvere un’ennesima crisi di governo piuttosto che i problemi che attanagliano una delle principali funzioni dello Stato, chiediamo di fare presto”.

Severo e accorato l’appello formulato durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Distretto della Corte d’Appello di Bari dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari Giovanni Stefanì che è tornato sulla vicenda del Parco della Giustizia di Bari, ponendo interrogativi sulle risorse necessarie per il suo completamento.

“Di recente il ministro della Giustizia si era impegnato a destinare importanti risorse del Recovery Plan all’edilizia giudiziaria, incluso quanto necessario per finanziare l’intero Parco della giustizia di Bari. Tuttavia, dalla lettura delle prime bozze del Recovery Plan, le cifre allocate su quel capitolo di spesa appaiono modeste, solo 450 milioni, sicuramente insufficienti per tutte le esigenze dell’edilizia giudiziaria in Italia: basti pensare, restando alla sola Puglia, che per completare il polo giudiziario di Bari occorrono 355 milioni, per realizzare quello di Lecce ne sono stati promessi altri 70 e che anche la cittadella giudiziaria di Foggia, indicata di recente dal ministro tra le opere che potrebbero essere finanziate col Recovery Plan, costerà decine di milioni. È questa infinita incertezza su risorse e tempi che ci induce, ancora una volta, a invocare la nomina di un commissario per la gestione dell’emergenza edilizia giudiziaria nel nostro distretto”.

Sulla gestione della Giurisdizione a livello locale, inclusa l’edilizia giudiziaria, Stefanì auspica che “nell’ambito di una riforma di ampio respiro, la creazione di organismi a livello locale, formati da rappresentanti della magistratura e dell’avvocatura, in grado di rispondere alle necessità dei territori con rapidità, efficacia e risorse assegnate dal ministero. Penso a un Patto per la Giustizia in cui magistratura e avvocatura, sia a livello nazionale che locale, lavorino insieme per garantire il buon funzionamento della Giustizia”.

Infine, per quando la crisi politica sarà alle spalle “l’auspicio dell’avvocatura è che si torni con rinnovata energia a dialogare sulle tante riforme che il settore attende da anni: da quella del processo per ridurre tempi e arretrato alla separazione delle carriere fra magistratura inquirente e giudicante. E poi l’inserimento della figura dell’avvocato in Costituzione, il ritorno ai princìpi cardine del diritto in materia di prescrizione, gli investimenti in un’edilizia giudiziaria che ormai cade a pezzi e quelli nella giustizia telematica. A questo riguardo è lodevole l’iniziativa del presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio, impegnato nell’introdurre il processo telematico anche nei giudizi di legittimità della Corte suprema. Tuttavia, appare paradossale che si parli di intelligenza artificiale nella Giurisdizione quando, ancora, semplici piattaforme informatiche non funzionano a dovere e coi processi telematici civili e penali che scontano disservizi di ogni genere e a ogni latitudine della penisola”.