Pesce, scampi, allievi, cozze, violette, polpi, seppioline, vongole, anguille, capitone, ostriche e chi più ne ha più ne metta. Alla Vigilia di Natale la tradizione barese vuole che si mangi il pesce, in qualsiasi modo, basta che sia fresco.

Siamo andati da Pinuccio nel quartiere Carrassi per scoprire come riconoscere il pesce quando è fresco, ma soprattutto come il vero barese deve mangiare le prelibatezze del mare.

Sul crudo non ci va il limone, le seppie si mangiano con la malandra che deve essere chiara, l’anguilla si fa al sugo e il capitone arrosto, il baccalà si fa sia fritto che a carpaccio, l’occhio del pesce quando è fresco deve essere lucido. Questi sono solo alcune nozioni che ogni barese deve sapere.

Poi c’è chi ha sposato l’idea della cucina internazionale affiancata alla tradizione barese. Ed è così che sulle tavole durante il cenone della Vigilia spunta anche il sushi e la tartare di salmone e di tonno.

La tradizione barese prevede il pesce per il cenone, e su questo non si discute. Mentre è ancora in atto la diatriba tra brodo e lasagna nel giorno di Natale, ma questa è un’altra storia.