“Lo scorso 14 novembre sono risultato positivo al coronavirus. Ho affrontato il mio periodo di quarantena con un mio collega a Casamassima, dopo che avevo lasciato per ragioni di sicurezza la mia famiglia a Terlizzi. Il 27 pomeriggio le mie condizioni di salute sono precipitate ed avendo la febbre a 39° ed una forte tosse ho chiamato il servizio 118”.

Inizia così il racconto di un operatore socio-sanitario di Terlizzi. “Grazie alla celerità di mio fratello infermiere che si è subito attivato sono stato ricoverato nel reparto Malattie Infettive del Policlinico di Bari, dove tra gli altri lavora mio figlio, anch’egli infermiere – si legge in una lettera scritta alla redazione di Terlizzi Viva -. Dopo una settimana di degenza nel capoluogo, mi è stato proposto di essere trasferito in un centro post-covid per riabilitazione respiratoria ed essendo di Terlizzi ho scelto il Sarcone”.

“Sabato, 5 dicembre, alle 10 con tutta la documentazione necessaria ricevuta dal Policlinico ci siamo avviati con l’ambulanza verso il nostro ospedale – continua -. Alle 10.30 siamo giunti sulla rampa dell’ex Pronto Soccorso. Uno del personale sanitario che ci aveva accompagnato ha suonato il campanello e dopo tante insistenze finalmente, dopo una ventina di minuti, la prima presenza umana si è affacciata all’uscio della porticina del Pronto Soccorso. Si trattava di un vigilante che ci ha riferito che all’interno della struttura non vi era nessuna presenza di personale medico. Noi ovviamente non abbiamo inteso mollare e dopo tre quarti d’ora d’attesa all’esterno, finalmente due colleghi, operatori sanitari in loco, sono venuti ad aprirci”.

“Sono molto amareggiato per questa situazione, non vi è alcuno ad accogliere chi viene già da una situazione particolare quale la battaglia con il Covid. Peccato e dico questo con dolore perché il tutto è sintomo di disorganizzazione – conclude -. Ieri era domenica e ricoveri non ve ne sono stati, ma il lunedì i trasferimenti dai grossi centri verso l’ospedale di Terlizzi torneranno numerosi. Ecco, io spero che il sistema sanitario e la direzione creino una certa accoglienza e che le ambulanze non siano più costrette a girovagare per la struttura, senza meta”.