La seconda ondata di contagi da coronavirus è più nefasta della prima. Un affermazione che non è campata in aria, ma che viene dimostrata dalla comparazione dei dati tra la prima ondata e la seconda.

Partendo dal numero di decessi registrati in Italia a causa del coronavirus, da febbraio a maggio i morti sono stati 33.415. Ad oggi, con la seconda ondata ancora in atto, siamo già a 33.731, un dato che sale a ritmo costante. Stando al ricercato dell’Ipsi, Matteo Villa, in Italia si arriverà a 45mila decessi.

Stessa storia per i contagi. Ad oggi il numero di persone realmente infette è pari a 3.9 milioni e, stando agli studi sull’andamento della curva epidemiologica, potremmo arrivare a 4.5 milioni. Nella prima ondata, invece, sono stati registrati 2.3 milioni di contagi.

Nella prima ondata il picco di ricoveri ordinari è stato registrato il 4 aprile raggiungendo oltre 29mila pazienti. Il 23 novembre siamo arrivati a quota 34.697 persone ricoverate contemporaneamente in tutta Italia.

Per quanto riguarda le terapie intensive, invece, nella prima ondata il picco è stato raggiunto il 3 aprile con oltre 4mila persone ricoverate, mentre nella seconda ondata il picco è stato il 25 novembre con 3.848 pazienti. La differenza, però, tra la prima e la seconda ondata è che nella prima dopo 3 settimane il calo dei ricoveri è stato del 48%, mentre nella seconda è stato solo del 26%.

Nonostante questi dati, i numeri dicono anche che nella seconda ondata non è andato tutto nel peggiore dei modi. Rispetto a marzo dove i contagi raddoppiavano ogni 2-3 giorni, a novembre è accaduto ogni 7-8 giorni. Nella prima ondata su 100 contagiati ne morivano 1.2, mentre nella seconda ondata questo dato risulta dello 0.8%.