La prevista seconda ondata della pandemia di coronavirus ha travolto il sistema sanitario regionale, i numeri di morti e contagi sono in crescita da settimane e la pressione su ospedali e 118 è arrivata ormai al limite. Perfino lo stesso assessore alla Sanità, Pier Luigi Lopalco, ha ammesso nei giorni scorsi che gli operatori sanitari sono stanchi e stressati.

Stante la situazione, forse è allora il caso di prendere in considerazione la proposta che Nursind, il Sindacato delle Professioni Infermieristiche, ha rinnovato allo stesso Lopalco: “Le USCA, opportunamente integrate dal personale infermieristico, consentendo di curare a domicilio i pazienti che non necessitano di ricovero, potrebbero alleggerire la pressione sugli ospedali, ed evitare il passaggio della Puglia nella zona rossa”.

Lo scrive il responsabile provinciale Nursind, Francesco Balducci, in una nota inviata ieri anche al direttore del Dipartimento di Promozione alla Salute, Vito Montonaro: “Si richiama la nostra proposta dell’11 novembre scorso per sollecitare a uniformare sul territorio regionale il modello organizzativo delle USCA, che non può̀ prescindere dalla integrazione di unità di personale infermieristico competenti a soddisfare le criticità̀ assistenziali che evidenziano i cittadini assistiti dalle stesse. Solo la ASL BT, per quanto si rileva, ha adottato provvedimento di costituzione delle USCA comprensive di professionisti sanitari infermieri”.

“Sono 20 anni che i nostri infermieri hanno una formazione di livello universitario – aggiunge Balducci – che concorrono con successo alle performance del Servizio Sanitario Nazionale, che vengono riconosciuti ed apprezzati in tutti i paesi d’Europa ed in tutte le regioni d’Italia per le indiscutibili qualità professionali. Durante l’emergenza in atto, stanno assicurando continuativamente la loro opera negli ospedali e nel Servizio di Emergenza Urgenza, senza defezioni e senza alcun riconoscimento economico aggiuntivo”