Un anziano di 85 anni è morto oggi alle 12.30 all’ospedale Miulli di Acquaviva dopo una giornata in lacrime, sballottato da un ospedale all’altro, ore di attesa in ambulanza aspettando di essere accettato al pronto soccorso e altre prima di essere ricoverato in attesa dell’esito del tampone.

Si tratta di un uomo con un evidente problema cardiaco, bronchitico cronico e in attesa di sottoporsi a una biopsia. Il lungo calvario inizia ieri, quando i dolori addominali del paziente cominciano a essere insopportabili. I parenti chiamano il 118 e alle 10.40 viene allertata la postazione di Adelfia. I soccorritori lo assistono, rilevano i parametri vitali e si avviano in direzione del pronto soccorso del San Paolo alle 11.51.

Alle 12.06 sono fuori dal nosocomio, dove non ci sono posti liberi e a quanto pare in una stessa stanza stiano insieme due pazienti positivi. Ci si organizza ovunque come possibile in attesa dell’annunciato piano regionale per il potenziamento dei posti letto. Dopo un’attesa di un’ora e mezza, letteralmente parcheggiato in ambulanza, con annesse litigate e minacce varie di allertare i carabinieri, l’ambulanza riparte in direzione dell’ospedale Miulli alle 13.30.

I carabinieri vengono effettivamente chiamati da uno dei parenti dell’anziano, ma questi pare lo dirottino al numero della Polizia, che suggerisce di allertare la direzione dell’ospedale. Intanto l’anziano, in lacrime, supplica di riportarlo a casa. “Non ce la faccio più – dice – riportatemi a casa”. Troppo sbattimento.

Alle 13.50 l’ambulanza è fuori dal pronto soccorso del Miulli, dove dopo altre litigate il paziente viene accettato alle 14.40. Il ricovero, in attesa del tampone avviene intorno alle 21.30, mentre gli venivano assicurate le prime cure. Nessuno può dire se l’anziano sarebbero ugualmente morto, ma le condizioni dell’85enne avrebbero meritato una visita immediata. L’assistenza, anche quella minima, è andata senza se e senza ma a farsi benedire, con buona pace di continua a dire che è tutto sotto controllo. Provate a chiederlo, per esempio agli pneumologi del Miulli, costretti a badare contemporaneamente a decine di pazienti perché manca il personale.

Intanto si continua ad assistere a scene isteriche con carabinieri negli ospedali; tensione alle stelle tra operatori del 118 personale dei pronto soccorso; mancanza di posti unitamente alle solite criticità; ammalati, anche positivi al covid parcheggiati in ambulanza nell’attesa di sapere dove essere sbarellati; ambulanze seguite da parenti confusi e anziani pazienti in lacrime. È questa, in estrema sintesi, quella che le autorità sanitarie regionale considerano una situazione sotto controllo. Ogni giorno riceviamo assurde storie di viaggi della speranza, con pazienti e operatori sballottati nei pronto soccorso di tutto il Barese: dalla Mater Dei al Policlinico, dal Miulli al Perinei, dal San Paolo al Di Venere.