“Mio padre è un malato oncologico. Io lavoro nella sanità e certe cose non posso ammetterle e accettarle. Non perché si tratta del mio papà ma tutti i pazienti hanno il diritto di essere assistiti in una certa maniera”.

A parlare è un operatore sanitario barese, nel ciclone delle polemiche ci finisce ancora una volta l’Istituto Tumori Giovanni Paolo II.

“A mio padre è stato diagnosticato un tumore, trattato con radioterapia e chemioterapia – racconta -. Dopo qualche tempo ha iniziato ad accusare dolori ad altre parti del corpo, con esami e accertamenti abbiamo scoperto che si trattava di una metastasi secondaria, partita dal tumore precedente”.

“La situazione peggiora, mio padre già sofferente rifiuta di sottoporsi ad un altro intervento – continua -. L’oncologa che segue il caso ha così optato per l’immunoterapia”. Il protocollo prevede una seduta ogni 14 giorni ma qualcosa sembra andare storto.

“Dopo la prima e la seconda seduta, ci hanno fissato la terza tre settimane dopo e non due come previsto – spiega -. Prima del trattamento mio padre, con un tumore che ormai si era esteso già a braccia, polmoni e fegato, è stato lasciato due ore sulla sedia ad aspettare che lo chiamassero”.

“Vogliamo dare la giusta dignità ad un paziente? Per non parlare delle discussioni che ogni volta sei costretto a fare per entrare all’Oncologico con la macchina – conclude -. Non è giusto subire un trattamento del genere”.

Anche Domenico Romano Losacco, segretario aziendale FIALS dell’Oncologico di Bari, ha evidenziato le criticità legate alla organizzazione relativamente alla accoglienza pazienti del predetto nosocomio.

“Si assiste a code indecenti di pazienti che invadono anche la strada adiacente dell’Istituto, come si assiste all’assenza di manufatti destinati a riparare dagli eventi atmosferici i pazienti che sostano in coda all’esterno – si legge nel comunicato -. Il punto informazioni che vede in servizio un solo dipendente e con relativi ed inevitabili disagi per gli utenti, compreso quegli utenti affetti da handicap con difficoltà motorie”.

Inoltre la Fials denuncia “le difficoltà che incontrano i pazienti, anche terminali, che alcune volte si vedono posticipati gli appuntamenti di consulenza medica, senza preavviso e con tempi di attesa anche di 20 giorni: parliamo di pazienti terminali e affetti da patologie oncologiche, questi disservizi sono inconcepibili e non possono essere taciuti. La FIALS chiede l’apertura di una indagine interna riservandosi la possibilità di interessare gli organi competenti”.