Quattro ambulanze del 118 bloccate al pronto soccorso del Policlinico, una postazione chiusa per la positività al corovavirus di un soccorritore, le altre due operative insieme all’automedica impegnate su altri due interventi, così i soccorsi alla 64enne campana accoltellata nel centro di Bari arrivano da Bitonto.

Effetti collaterali della pandemia e della sua gestione. Le ambulanze delle postazioni 118 CTO, Piazza Moro e Policlinico sono in coda, in alcuni casi da ore, per riuscire a sbarellare i pazienti al pronto soccorso del Policlinico, così come quella di Modugno. La postazione 118 cosiddetta Tribunale è chiusa per covid, mentre l’automedica e l’ambulanza India del Di Venere sono dirette ad Altamura. Ed ecco che l’ambulanza per soccorrere la donna, arriva da fuori zona.

Gli equipaggi dell’automedica e dell’ambulanza India del Di Venere, nello specifico sono state mandate all’ospedale Perinei, sulla murgia, per trasportare un paziente positivo, non essendo ormai accettati né al Policlinico né al Miulli. Al Perinei, non senza difficoltà, il paziente viene preso in carico. I proclami stanno a zero rispetto a ciò che succede realmente sul campo.

Viene da chiedersi cosa ne sarebbe stato della sventurata vittima dell’accoltellamento se la ferita fosse stata più grave. Ce l’avrebbe fatta? Purtroppo la domanda non è peregrina. Secondo una recente disposizione, gli operatori del 118 devono trattare tutti i pazienti come fossero possibili casi covid, quindi bardarsi prima di partire verso il luogo dell’intervento. Questo allunga i tempi di risposta del servizio di emergenza-urgenza, dilatati nei pronto soccorso cittadini con conseguenti ritardi come nel caso dei soccorsi alla signora accoltellata su corso Vittorio Emanuele.

La situazione è al collasso e gli operatori positivi al coronavirus aumentano. Lo dicono molti operatori oltre che i diversi fatti di cronaca raccontati nell’ultimo periodo. A quanto detto va aggiunto il tempo necessario per la sanificazione di operatori e mezzi, finora assicurata da una ditta che aveva mediamente rodato i tempi di intervento. Da oggi, invece, il servizio è  affidato a un’altra impresa, che a quanto pare non aveva in questo tipo di operazioni il suo punto di forza. Tanto per intenderci. Per un intervento non urgente o il trasporto di un caso covid non particolarmente grave, ambulanze e automediche possono restare ferme e quindi scoprire il territorio anche per tre o quattro ore prima di tornare operative. Nel caso odierno, stando a quando siamo riusciti ad apprendere, le postazioni del Di Venere sono rimaste inutilizzate quasi sei ore. Un disastro, per esempio nel cado di un infarto.

Senza contare che il servizio territoriale dei medici di famiglia è per una buona parte inesistente, in quanto diversi medici non solo non vanno a casa dei pazienti a visitarli, ma non hanno neanche disposizioni univoche sulla terapia da dare. In sostanza si limitano a dire di avere pazienza e ad avvisare il servizio di prevenzione per il tampone, dopodiché il loro lavoro sarebbe terminato e alle insistenze dei pazienti che non migliorano rispondono spesso di chiamare il 118. Praticamente sia una parte dei medici di base che un buon numero di guardie mediche risultano poco utili alla causa. I servizi USCA, formati da uno o due giovani medici, senza infermieri e senza medicinali da somministrare ai pazienti, poi, alla fine dopo la visita chiamano il 118 per fare terapia o per trasportare i pazienti in ospedale. Gran parte del peso di questa pandemia ricade dunque sul servizio di emergenza-urgenza.

Si montano e smontano reparti o adattano interi ospedali solo ora, nonostante in tanti, autorità regionali comprese, avessero per tempo previsto una seconda ondata della pandemia. In questo contesto di emergenza, sarebbe forse il caso di evitare l’invio dei mezzi del 118 a casa di quanti continuano a utilizzare le ambulanze come taxi per gli ospedali o per essere sottoposti a una visita che altrimenti non avrebbero in tempi ragionevoli. I numeri dei bollettini giornalieri sono la punta dell’iceberg, rispetto a un sistema che da tempo ormai ha iniziato ad imbarcare acqua.