Le chiusure imposte nel nuovo dpcm stanno mettendo in ginocchio centinaia di attività. La gente è arrabbiata, non potendo lavorare ha paura di morire di fame, più che di coronavirus.

“I giovani stanno tutti per strada senza un soldo perché il lavoro non c’è”. A parlare, con toni colorati come solo un vero barese sa fare, è Rosetta che, come tanta altra gente, respira l’aria di crisi che aleggia in città.

Lei ha una teoria che in un certo senso non è sbagliata se la vediamo con gli occhi di chi rischia di perdere tutto. “Il coronavirus non si prende solo a lavoro, ma anche in casa. Mica posso dire ai miei nipoti di andare via. La paura c’è, ma io avrei lasciato aperta l’attività. Lo Stato prima ci deve pagare e poi possiamo chiudere”.

“Con il coronavirus ci saremmo dovuti aiutare l’uno con l’altro e invece siamo stati abbandonati” rimarca Rosetta. La situazione non è facile. Tante attività con questo semi lockdown rischiano di non aprire più. “Mio nipote ha aperto una pizzeria. Ha un debito di 50mila euro e secondo loro deve chiudere? A questo punto – conclude Rosetta – il Governo si accollasse il debito di mio nipote se proprio vogliono che si abbassi la saracinesca”.