Antonio Fanelli, 87 anni e ancora in attività, è l’ultimo sarto di una stirpe la cui famiglia ha intrapreso il lavoro di cucire gli abiti su misura circa due secoli fa. Il Tavolo su cui si appoggia, nella sua bottega di artigiano in via De Rossi, 48, ha 100 anni, ereditato al pari del ferro da stiro, un affare che pesa 10 chili, come non se ne fanno più da un pezzo.

“Con me finisce tutto, se volessi insegnare il mestiere a un ragazzo, ogni ora tra contributi e tutto il resto, mi costerebbe 30 euro. Ne avevo quattro, per non rischiare di essere multato li ho mandati via. C’è chi vorrebbe imparare, ma purtroppo mi è impedito”.

Ascoltare Antonio è come fare un tuffo in un libro di storia parlante, gli aneddoti sono infiniti, come quando è finito sul giornale per un articolo che ne celebrava le gesta, e ha ricevuto l’ispezione della Guardia di Finanza, due volte.

O come i tanti notabili della Puglia per cui ha preparato un abito su misura; si dice ne abbia confezionati per Emiliano e Decaro, ma lui quei nomi non li scuce: “Per la privacy, non lo posso dire, però mi piacerebbe farne un doppio petto a Berlusconi. Se con gli abiti che porta sembra un po’ robusto, col mio apparirebbe magrolino”.