foto di repertorio

Un paio di giorni fa abbiamo pubblicato la notizia di un signore che, accasciatosi al suolo per un malore, ha manifestato sintomi compatibili col coronavirus, cosa che ha costretto l’equipaggio del 118, intervenuto in suo soccorso, a bardarsi dalla testa ai piedi e successivamente sottoporre l’ambulanza a sanificazione.

L’operazione, come abbiamo scritto, comporta la indisponibilità del mezzo non solo nei 60 minuti necessari a sanificare il veicolo, ma anche per il tempo impiegato a raggiungere la postazione dove viene eseguita (a Bari parliamo di ospedale San Paolo e Di Venere), e del carico di lavoro che grava sugli addetti delle aziende esterne appaltatrici, dato che il PMA Punto Medico Avanzato di Noicattaro, in questi giorni, è chiuso.

Stante la tendenza in aumento dei contagi, con il bollettino che ieri riportava 23 nuovi casi nella nostra regione, sette quelli registrati oggi, la situazione potrebbe essere gestita diversamente. L’Associazione Conducenti Emergenza Sanitaria della Regione Puglia ha infatti presentato nel mese di giugno un progetto pilota, che a una prima lettura sembra essere completo e ambizioso.

“Il tempo per rendere operativo un mezzo di soccorso, dopo un trasporto infetto – si legge nel progetto – è piuttosto lungo. Il tutto comincia prima con la svestizione del personale e poi con la sanificazione del mezzo, impiegando tale procedimento circa 60 minuti: tempo che si allunga ancora quando nell’area di sanificazione dedicata vi accedono più mezzi, proprio come accaduto durante il picco epidemico. In tale periodo si è arrivati addirittura a sanificare 27 mezzi in 12 ore. Considerando un territorio provinciale vasto e prendendo come riferimento proprio l’area dell’ASL Bari, che conta 50 postazioni MSA (mezzi di soccorso avanzato), possiamo valutare con questi dati che il SET 118 in quei momenti caldi, aveva un sistema che rispondeva all’emergenza con solo la metà dei mezzi in organico”.

L’idea avanzata dal Coes, invece, anzi che ricorrere a ditte esterne appaltatrici, prevede l’acquisto di dispositivi in grado di emettere ozono: “Per sanificare un mezzo con un generatore di ozono della potenza di 6000 mg/h si impegnano 6 minuti di lavorazione della macchina, più 15 minuti di aerazione del mezzo, avremo un totale di tempo di 30 minuti per rendere operativo il mezzo”.

“Altra considerazione da non sottovalutare – si sottolinea nel progetto – i costi sia di acquisto che di manutenzione e materiali di consumo. Le piastre di ozono aggiornate supportano un’elevata produzione di ozono, 6000 mg/h, con una durata di 5 anni o 20mila ore, stimato come tetto massimo 12 sanificazioni giornaliere, in un anno si arrivano a fare 4.380 sanificazioni, che impegnano l’ozonificatore per 438 ore l’anno”.

Una recente indagine, che ha coinvolto 17 enti localizzati nelle 5 regioni d’Italia più colpite dall’emergenza COVID-19 quali Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, ha evidenziato come cambia la carica microbica mettendo a confronto la sanificazione standard, effettuata con gli agenti chimici consigliati dalle linee guida, e la fumigazione. I dati sono stati pubblicati dalla SIIET Società Italiana Infermieri Emergenza Territoriale.

I campionamenti sono stati effettuati sullo schienale della barella, la manopola di una delle bombole di O2 e la maniglia interna di apertura del portellone posteriore. Il test è stato condotto con la soluzione di Sodio Ipoclorito e la fumigazione con un dispositivo a rilascio di Ozono: “Le conclusioni di questo studio – scrive il Coes – dimostrano che le tecniche di sanificazione utilizzate sono entrambe efficaci ma con la differenza che la fumigazione riduce notevolmente i tempi di inoperatività degli stessi mezzi da sanificare in quanto più veloce”.

“In uno studio pubblicato sull’American Journal of Infection Control – si evidenzia nel progetto – almeno un ceppo di Staphylococcus Aureus è stato isolato nel 69% delle ambulanze testate. Nel 77% dei casi è stata dimostrata una resistenza ad almeno un antibiotico e nel 34% dei casi a due o più antibiotici. Uno studio tedesco ha rilevato una contaminazione di MRSA (Methicillin Resistant Staphylococcus Aureus) nel 7% sul totale dei mezzi analizzati giudicati pronti per il servizio. È bene ricordare che un ambiente contaminato può rendere le divise del personale un veicolo d’infezioni. Batteri potenzialmente patogeni sono stati rilevati sulle divise del personale delle ambulanze a fine turno”.

La proposta avanzata dal Coes è quella di dotare le 200 postazioni del Set 118 di un generatore di ozono. Il progetto presentato dall’associazione dei Conducenti Emergenza Sanitaria è in realtà ben più ampio e prevede, in aggiunta, la fornitura agli equipaggi di i tute tipo 3M 4515 Indumento di protezione 5/6, SMS Polipropilene, da poter sanificare e riutilizzare, abbattendo i costi del monouso, e la realizzazione in tutte le strutture Dea Covid-19 individuate dalla Regione Puglia di un tunnel di passaggio che sanificano sia il personale che gli utenti.