Secondo un comunicato stampa ufficiale diramato dalle autorità della regione russa di Voronež, il 13 luglio 2020 Forze dell’Ordine, armate di fucili d’assalto, hanno fatto irruzione in 110 case private di testimoni di Geova.

Le perquisizioni sono state condotte in almeno sette città, paesi e villaggi della regione. Almeno due fedeli, Aleksandr Bokov e Dmitrij Katyrov, sono stati insultati e picchiati con colpi alla testa e alle costole. Il giorno seguente, il 14 luglio 2020, il Tribunale distrettuale Leninskij ha disposto la custodia cautelare per 10 Testimoni.

Questo è il più alto numero di irruzioni in case di Testimoni verificatesi in un solo giorno dal 2017. Come si legge nel comunicato, i raid del 13 luglio sono una diretta conseguenza della controversa sentenza della Corte Suprema russa del 20 aprile 2017, con la quale venne disposto lo scioglimento degli enti giuridici della confessione religiosa in Russia con l’accusa di “estremismo”.

Per quanto tale sentenza non abbia proscritto la religione dei Testimoni di Geova in quanto tale, le autorità russe continuano a condurre raid violenti ai danni di singoli fedeli e intere famiglie.

Ad oggi sono state perquisite più di 1.000 case, 353 fedeli stanno subendo un processo penale, 176 sono stati arrestati e già 26 di loro condannati con pene fino a 7 anni di carcere. La comunità internazionale, Italia inclusa, ha più volte espresso viva preoccupazione per questa persecuzione religiosa che viola fondamentali diritti umani.

Il 17 luglio scorso l’USCIRF, una commissione indipendente e bipartisan del governo federale degli Stati Uniti che si occupa di libertà religiosa, ha pubblicato un rapporto che indica un collegamento diretto tra la persecuzione e le torture subite dai Testimoni di Geova in Russia e le attività delle cosiddette organizzazioni “anti-sette”.

Tali movimenti, molto attivi nella Federazione e fortemente sostenuti dalla chiesa di maggioranza, promuoverebbero una “continua ed efficace campagna di disinformazione contro le minoranze religiose”, agendo così da promotori della repressione anziché da difensori di diritti e libertà come invece vorrebbero apparire.

Figura centrale nel diffondere la “logica perversa della propaganda anti-sette” sarebbe Alexander Dvorkin, vice presidente della potente organizzazione anti-sette nota come FECRIS (European Federation of Research and Information Centers on Sectarianism) e principale “esperto” di religioni del Ministero della Giustizia russo.