L’emergenza sanitaria del coronavirus ha portato all’attenzione di ognuno, i problemi legati alla carenza di igiene negli ambienti frequentati quotidianamente, siano essi luoghi pubblici, come centri commerciali, ospedali, uffici, negozi, oppure privati, quale può essere casa propria o quella di amici. Con il diffondersi del covid-19, tutti ci siamo resi conto che troppo spesso abbiamo dato per scontata la salubrità dei luoghi in cui viviamo, facendoci scoprire pericolosamente esposti a pericoli di cui ignoravamo l’esistenza.

In questo quadro generale niente affatto rassicurante, accanto a chi si è improvvisato sanificatore, c’è chi invece svolge questo ruolo in maniera professionale da anni. Per capire un po’ di più su aspetti così importati per la nostra vita, abbiamo incontrato i vertici di AccaDueO e di Servizi Speciali, che operano da tempo anche negli ospedali, là dove il problema è maggiormente sentito e necessita di soluzioni efficaci e comprovate.

“La nostra prospettiva è quella della prevenzione – ci ha detto Maurizio Volpe, amministratore di AccaDueO s.r.l. – il coronavirus non è scomparso, non possiamo dire che il rischio è cessato, ecco perché non dobbiamo agire d’impulso, ma programmare periodicamente la sanificazione degli ambienti”.

“Va detto – ha sottolineato Volpe- che situazioni diverse richiedono metodi diversi; senza entrare nello scientifico, anche la vecchia saponetta lipidica, se ben utilizzata, aiuta a liberarsi del coronavirus dalle mani, questo per dire che dobbiamo anche pensare a non intossicarci con tutte quelle sostanze chimiche per liberarci dal virus. A casa, per esempio, quella che una volta si chiamava varichina, l’ipoclorito di sodio, i derivati del cloro, si possono usare efficacemente, senza bisogno di chiamare l’impresa di pulizie. L’alcol isopropilico, qui in AccaDueO lo usiamo quando, prima di eseguire la sanificazione ambientale, ci troviamo d’avanti all’eccesso di polvere”.

Quello della polvere, per esempio, è un problema molto presente nei sistemi di ventilazione: “Gli impianti di aria condizionata, sia di tipo canalizzato che a singole unità, come i fancoil e gli split, devono essere bonificati per rimuovere polveri e particolato presenti all’interno dei canali, in quanto molti microrganismi, patogeni e non, trovano nella polvere una sorta di habitat confortevole e di barriera protettiva in cui ripararsi e nel contempo nutrirsi e proliferare” ci ha detto Rossella Forino, biologa di Servizi Speciali s.r.l. che opera in partnership con AccaDueO.

“Si procede prima con un check up – ha spiegato – preleviamo dei campioni che vengono analizzati da laboratori accreditati e che indicano se la concentrazione di polveri è tale da dover intervenire con la bonifica. Nel caso, operiamo prima con delle spazzolatrici per la rimozione fisica delle polveri, procediamo con la sanificazione vera e propria, dopo di che ripetiamo l’ispezione e il prelievo dei campioni, anche questi analizzati dai laboratori accreditati. Alla fine rilasciamo una certificazione che attesta al cliente l’assenza di cariche microbiche. Queste attività venivano svolte anche prima del coronavirus, si tratta di operazioni che devono essere ripetute periodicamente”.

“Anche ambienti che non hanno impianti vanno sanificati nella loro aria confinata- ha aggiunto Nicoletta Mezzina, biotecnologa di Servizi Speciali s.r.l. – perché gli inquinanti sono per la maggior parte aerodispersi e vanno a ledere la salute umana, soprattutto l’apparato respiratorio. In un capannone utilizziamo un atomizzatore industriale, capace di raggiungere elevate altezze e saturare tutta l’aria, in ambienti più piccoli, come un blocco operatorio, usiamo un micronebulizzatore”.

“In base alla tipologia di struttura e alle singole esigenze – ha proseguito Volpe –  adoperiamo diversi dispositivi di sanificazione, in modo da ottenere il miglior risultato, sia in termini di rapporto qualità/prezzo, ma soprattutto di garanzia di protezione dal rischio. Se vogliamo garantire un tempo di aerodispersione delle microparticelle di disinfettante più lungo, utilizziamo il Nebulo-EVO, un nebulizzatore a grande gettata. Questo è possibile in quanto la nebbia di disinfettante da esso prodotta si classifica come ULV Ultra Low Velocity garantendone tempi più lunghi di sospensione in aria”.

“In altre circostanze –  ha sottolineato l’amministratore di AccaDueO – se abbiamo necessità di attuare una sanificazione in cui il disinfettante attecchisca immediatamente alle superfici senza rimanere temporaneamente sospeso nell’aria, impieghiamo l’atomizzatore elettrostatico. Lo usiamo per esempio là dove abbiamo una grande aggregazione di persone come nei treni o nei pullman. Quanto ai costi – ha concluso Volpe – siamo sotto l’euro al metroquadro, nel campo del politicamente corretto”.