“La confusione regna sovrana: sulla copertura dei posti riservati agli infermieri negli enti e
aziende sanitarie pugliesi, la Regione con il suo presidente e assessore alla sanità, Michele
Emiliano, continua a pasticciare”.

A sostenerlo sono i tre presidenti degli Opi di Bari, Bat e Brindisi, Saverio Andreula, Giuseppe Papagni e Antonio Scarpa, che puntano il dito contro la legge regionale 18 pubblicata lo scorso 7 luglio sul bollettino ufficiale della Regione Puglia, che fa riferimento alle “misure di semplificazione amministrativa in materia sanitaria”.

“Si dà la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo determinato a indeterminato al personale infermieristico e agli altri operatori sanitari che al 31 dicembre del 2019 ricoprivano rapporti di lavoro con aziende o enti del servizio sanitario regionale della Puglia, ma discrimina altri lavoratori che hanno prestato attività in periodi diversi e
soprattutto quanti hanno aderito al bando di mobilità che la stessa regione a bandito per
566 posti – sottolineano Andreula, Papagni e Scarpa -. L’articolo 10 è di dubbia legittimità oltre ad essere incomprensibile nella sua ratio perché è in contraddizione con l’avviso pubblico, per soli titoli, bandito dalla Asl Bari per conto della Regione Puglia e con il quale si prevedono 566 posti negli enti e nella aziende sanitarie pugliesi”.

A quell’avviso pubblico, chiuso il 19 gennaio scorso, hanno partecipato 1500 infermieri. “Tutti ancora la pubblicazione della graduatoria con la legittima aspirazione di tornare
a lavorare in Puglia così da potersi anche ricongiungere con i loro familiari – aggiungono i
presidenti degli OPI- . Basterebbe un click vista la procedura informatizzata, non è che la
Asl Bari non muova foglia finché non lo voglia l’assessore Emiliano? Nella nostra regione a fronte di una carenza di circa 4000 unità nelle sole strutture sanitarie pubbliche che determinano disservizi e disagi di ogni genere ai cittadini, si continua a giocare con formule di reclutamento che si contrastano tra di loro e che rendono il mercato del lavoro infermieristico inconcludente”.