Nel secondo trimestre di quest’anno il Mezzogiorno registra un saldo positivo tra le aperture e le chiusure commerciali. La Puglia è tra le regioni migliori d’Italia perché ha al suo attivo oltre 4mila imprese nate tra aprile e giugno, 2.249 sono cessate, con un saldo positivo di 1.859 unità pari ad una crescita dello 0,49% ben superiore alla media italiana dello 0,33%.

“Questo dato ci fa ben sperare sulla ripartenza delle attività commerciali in Puglia e a Bari, sebbene l’incremento rispetto allo stesso periodo del 2019 sia inferiore, ma si tratta comunque di un segnale di fiducia nel futuro da parte di chi ha voglia di fare impresa”, ha dichiarato Benny Campobasso, presidente Confesercenti Puglia.

L’analisi di Movimprese realizzata da Unioncamere evidenzia che le nuove nate sono per lo più le ditte individuali (+ 0,56%), oltre 606 nuove società di capitali (tasso di crescita 0,63%), le imprese artigiane sono aumentate +562. Le società di persone sono calate di 60 unità.

“Stiamo incredibilmente assistendo ad un fenomeno assai raro in economia se da un lato si registra un evidente calo dei fatturati delle aziende commerciali, dall’altro si nota una rinnovata determinazione ad investire per aprirne di nuove – aggiunge -. Come spiegarlo? Almeno con tre possibili interpretazioni. Tutte oltremodo attendibili. Il commercio, in tutte le sue forme, è da sempre il settore su cui è più facile investire quando non sembrano esserci altri sbocchi professionali. Durante la recente crisi dovuta al Covid, si sono creati moltissimi spazi commercialmente appetibili nei settori che maggiormente avevano sofferto e chiuso punti vendita. Molte nuove attività operano anche online riducendo notevolmente anche i rischi d’impresa.

“Nelle grandi città, come Bari, assistiamo ad una diffusione di nuove aperture in zone meno centrali dove i canoni di locazione sono più bassi. Questo cambia il volto e le dinamiche delle Città che offrono, oltre al centro tradizionale monopolizzato dalle grandi firme, nuovi luoghi più a misura di consumatore e con una vita sociale che spesso va oltre lo stesso orario commerciale – continua -. Queste nuove zone fanno anche da contraltare alla tremenda crisi che stanno invece vivendo quei luoghi resi desertici dall’uso dello smart working rivelatosi un ottimo risparmio per le grandi aziende, ma un enorme danno per tutti quei bar e piccoli supermercati che vivevano anche di buoni pasto”.

“La politica dovrebbe intervenire proprio per bloccare questa pratica non più necessaria  e nello stesso tempo costituire una piattaforma pubblico-privata per consentire a tutte le attività commerciali di operare online senza eccessivi aggravi di costi – conclude -. Ma forse la campagna elettorale rende tutti troppo distratti proprio mentre questi cambiamenti in corso meriterebbero il massimo dell’attenzione”.