La domenica del villaggio, di una città che vuole a tutti i costi sembrare meno provinciale di quello che è provando a fare qualche passo più lungo della gamba. Per carità, tutto è perfettibile, ma dopo una domenica mattina di osservazione su corso Vittorio Emanuele viene da chiedersi il perché di quella pista ciclabile in fretta e furia.

Gli uomini della Polizia Locale fanno su e giù. Nessuna multa – almeno durante il periodo della nostra permanenza -, ma un gran concerto di fischi e fiaschi. L’autobus del trasporto pubblico, che si ferma in mezzo alla strada per far scendere e salire i passeggeri prosegue la sua corsa oltrepassando la doppia linea continua. Numerose le auto in divieto. Una di queste taglia la strada al ciclista al semaforo di piazza Massari.

Su tutto il percorso nei giorni scorsi sembrano essere spariti i cocci di vetro lasciati dal frettoloso spostamento delle campane. Sono almeno un paio i ciclisti che ci hanno lasciato le ruote. Passeggini e gente a piedi si rifugia sulla pista, mentre una donna apre lo sportello in faccia a chi passa, credendo di essere al sicuro. La sfilza di cassonetti aumenta il rischio e in alcune ore della giornata anche il disagio per i ciclisti barese.

Sarà per abitudine o forse proprio per l’incomprensibile pista, che in tanti preferiscono ancora pedalare sulla strada, rendendosi protagonisti di manovre azzardate fra le auto e gli autobus. Qualcuno scherza dando le quote del primo incidente, accetta scommesse sull’entità del danno, l’età del ciclista, persino sull’angolo dell’impatto.

Gli scatti di Saverio De Giglio documentano la domenica del villaggio sulla pista ciclabile che sembra un lungo adesivo appiccicato senza tenere conto di quanto accade sistematicamente sul centralissimo corso Vittorio Emanuele. Per altri è solo questione di abitudine, come ogni altra cosa, convinti che le due ruote debbano essere il mezzo di trasporto più diffuso nell’era delle troppe auto e per di più usate pure quelle senza troppa logica.