In attesa che il Tar si esprima sul ricorso all’interdittiva antimafia disposta nei confronti del gestore della spiaggia, a Torre Quetta ogni buco è trincea.

Con la bici dal cancello semi aperto, mettendo in mostra il proprio atletismo o facendosi largo dal lato di nidificazione del fratino ognuno prova a guadagnare il suo spazio.

Prestate molta attenzione, però, perché nei giorni scorsi un’azienda incaricata dall’amministrazione comunale ha montato i cartelli che vi scaricano addosso la responsabilità delle eventuali conseguenze di una nuotata.

Un paio di operai, sovrintesi da un funzionario del Comune, hanno installato i cartelli che stabiliscono la balneazione non sicura per l’assenza del servizio di salvataggio, previsto invece sulle spiagge di Pane e Pomodoro e sul waterfront.

Non meraviglia certo il barese che scavalca o cerca l’escamotage per entrare, mentre il gestore ancora detiene la custodia e la manutenzione dell’area, fa più impressione che per entrare operai e funzionario comunale abbiano tolto le pietre sistemate per evitare l’accesso in spiaggia con l’auto.

Togli la pietra, metti la pietra, un po’ come succedeva con la cera nello storico film Karate Kid. Imbarazzo per tutti, a maggior ragione quando abbiamo provato a scavarci la fossa.

Sul più bello, immaginando la gioia di qualcuno, siamo stati invitati a stare buoni e a interrompere gli scavi dal dipendente comunale a causa del possibile ritrovamento di amianto.

Con la nostra intercessione – ma siamo certi che il finale sarebbe stato lo stesso se solo avessero chiesto – operai e dipendente comunale sono riusciti a guadagnare l’uscita dal cancello e non come i ladri spostando le pietre del varco a sud.

Nel frattempo i baresi continuano a frequentare la spiaggia a loro rischio e pericolo perché il detto non mente: “Uomo e bagnante avvisato mezzo salvato”. Il 7 luglio prossimo Dio e il Tar vedranno e provvederanno.