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La Puglia ha registrato nel mese di marzo un aumento percentuale dei decessi pari al quadruplo di quello totale del Sud Italia nello stesso periodo. Fino a febbraio i dati registrati erano nella norma, i decessi erano diminuiti del 4,8% nel biennio gennaio-febbraio 2020, rispetto alla media nello stesso periodo del quinquennio 2015-2019. Poi, a marzo, l’impennata: +8,7%. Un dato molto vicino a quello del Centro Italia (+9,1%) e quattro volte maggiore rispetto al +2% del Sud.

Il dato scioccante emerge dal dossier di Istituto nazionale di statistica (Istat) e Istituto superiore di Sanità (Iss), denominato “Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente – Primo trimestre 2020”.

Solo quasi un terzo di questi deceduti è stato vittima del coronavirus, ovvero 118 pugliesi. Resta da capire cosa sia successo alle restanti 204 persone. “Possiamo, con i dati oggi a disposizione, soltanto ipotizzare tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e, infine, una quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette”, spiega l’Istat.

Possibile quindi che ad alcuni deceduti non sia stato effettuato il test del tampone dopo la morte o che ci siano persone uccise da complicanze scatenate dal virus e cui non è stato fatto il tampone. Gli ultimi casi riguardano esseri umani affetti da altre patologie e non curati, una situazione verosimile per alcune regioni come la Lombardia ma non attuale per la Puglia.

Il rapporto Istat-Iss divide le province italiane in tre classi di diffusione dell’epidemia. La prima definita a diffusione bassa comprende le province con valori del tasso <40 casi per 100.000 residenti, la seconda classe definita a diffusione media comprende le province con valori del tasso tra i 40-100 casi ogni 100.000 residenti, la terza definita a diffusione alta comprende le province con valori superiori ai 100 casi ogni 100.000 residenti.

I dati del Barese sono anomali. Mancano all’appello il 20% dei comuni, c’è stato un picco del +13,1% e solo il 2,9% dei decessi è certamente Covid. I dati non disponibili per il report si riferiscono a comuni che non li hanno trasmessi o lo hanno trasmessi solo parzialmente. Il ministero dell’Interno responsabile della corretta tenuta delle anagrafi comunali e titolare dell’ANPR e Istat son impegnati nelle operazioni di sensibilizzazione e sollecito dei comuni ritardatari o non rispondenti affinché inviino tutti i dati necessari per il monitoraggio tempestivo della mortalità.