Per la prima volta dopo il dopoguerra la Fiera del Levante potrebbe saltare. Tutto questo a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus. Anche la possibilità che il tutto venga spostato a fine ottobre è poco fattibile.

Una situazione difficile, come sottolinea Sandro Ambrosi, numero uno di Nuova Fiera del Levante, anche a causa dell’assenza di linee guida che potrebbero far svolgere al meglio l’attività della campionaria barese.

Vista l’emergenza sanitaria, il personale della Fiera è stato messo in cassa integrazione e gli uffici sono stati chiusi a tempo indeterminato. La speranza dei baresi è che si possa fare una campionaria più piccola. “Questo – sottolinea Ambrosi – potrebbe dare ossigeno ad alcuni settori produttivi. Potremmo mettere in atto soluzioni tecniche per contingentare gli ingressi e garantire il distanziamento, fermo restando che una buona parte delle esposizioni si svolgerebbero all’aria aperta”.

L’emergenza coronavirus ha comportato la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche tra cui rientrano anche le fiere. Quindi fino a nuovo ordine non si potranno svolgere avvenimenti con un grande flusso di gente e tutto potrebbe slittare anche fino al 2021. “Il problema – dice Ambrosi – è che questo significherà un colpo mortale alle fiere italiane, alcune delle quali hanno già annunciato che non riapriranno più”.

“Se non riusciremo a ripartire – conclude – almeno per la fine dell’anno il colpo sarà mortale. A Bari la situazione è molto delicata. Da inizio anno la società di gestione non ha intascato un euro e la conseguenza della crisi potrebbe riversarsi sui conti”.