Gli assistenti civici volontari che saranno scelti dalla Protezione Civile nelle prossime settimane, come ulteriore rinforzo di vigilanza nella Fase 2, stanno accedendo lo scontro politico. Se tra i partiti fioccano critiche e dubbi sulla reale utilità di una tale misura, anche il Viminale ha preso posizione.

“Le decisioni assunte, senza preventiva consultazione del ministero dell’Interno, per l’istituzione della figura degli ‘assistenti civicì in relazione alle misure di contrasto e di contenimento della pandemia Covid-19, non dovranno comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio”, si legge in una nota diramata dal dicastero guidato dalla ministra Luciana Lamorgese.

“Quando si parla di assistenti civici parliamo di volontariato – ribadiscono fonti interne al ministero degli Affari Regionali guidato da Francesco Boccia -. Stiamo parlando di 16 ore settimanali che ciascuno può regalare al proprio comune per aiutare gli anziani, portare spesa e medicine, aiutare nell’organizzazione del distanziamento sociale, come ad esempio fuori dalle chiese o fuori dai parchi per contingentare gli ingressi. Nessuna vigilanza, ronda o sentinelle anti spritz. In caso di assembramenti non potranno chiedere i documenti ma solo segnalare a vigili e forze dell’ordine”. Le polemiche però sembrano destinate a non fermarsi qui.