Anni di sacrifici per poter finalmente realizzare il proprio sogno, ma arriva il coronavirus che lo infrange. A causa dell’emergenza sanitaria in molti stanno subendo un forte tracollo finanziario per colpa della chiusura forzata delle proprie attività per limitare il contagio. Tra i tanti che al momento sono in grave difficoltà, c’è Monica che dopo 20 anni di lavoro come operaia ha deciso di aprirsi una ludoteca a Modugno.

“Da settembre 2018 ho iniziato la mia professione – racconta Monica -. Con tanti sacrifici ho portato avanti la mia attività che per me è un piacere svolgere dato l’amore che ho per i bambini ed è stato proprio questo il motivo che mi ha spinto a lasciare il mio lavoro da operaia e a tuffarmi un questa nuova avventura. La stessa scelta l’ha fatta mio marito che è stato sempre al mio fianco”.

“Poi è arrivato il coronavirus e da inizio marzo, da quando c’era qualcosa che non mi convinceva in questa situazione, – aggiunge – ho deciso di sospendere la mia attività lavorativa ancor prima del decreto del 8 marzo, proprio per tutelare i nostri bambini e tutti i nostri clienti”.

“In tutto questo periodo, quindi da inizio marzo, ho attivato tutte le procedure del decreto Cura Italia: bonus 600 euro e cassaintegrazione in deroga per i dipendenti. Ad oggi – sottolinea – non ho ricevuto un euro ne io e ne i dipendenti, partendo dal presupposto che un’attività non può continuare a restare aperta con 600 euro quando di spese ne ha 2mila, non ci sono sospensioni di utenze, non c è un blocco sugli affitti dei locali. Questo per quanto riguarda la vita lavorativa. Per la vita personale ci sono affitti di casa da pagare, utenze, spesa da dover fare e 3 figli da sfamare”.

“Nella mia vita – continua – sono sempre andata avanti con le mie forze, con sacrifici, con privazioni, ma questa situazione caro Stato non è stata voluta da noi, e adesso ci troviamo costretti a rinunciare ai nostri sogni, a quelli dei nostri figli. Ho capito che questo non è il mio paese perché oggi ciò che vorrei fare è scappare da una nazione che parla, discute, promette, ma non fa nulla per noi che siamo solo dei numeri o pedine usate a loro piacimento”.

“Vorrei chiedere a ciascun politico se loro riuscirebbero a vivere con 600 euro avendo 2mila euro di spese da dover pagare, vorrei chiedere se riuscirebbero a stare 2 mesi senza vedere 1 euro come stanno facendo tutti i dipendenti in Italia – domanda Monica -. Dovrei chiedere un finanziamento in banca, per poi ritrovarmi con un debito per i prossimi anni, oltre a tutte le tasse anche una rata sulle spalle e poi arrivare con l’acqua alla gola. No grazie”.

“Sento parlare di milioni di euro ogni giorno, oppure che la Regione sta destinando finanziamenti per i progetti imprenditoriali, ma anziché parlare dovrebbero aiutare concretamente tutte le persone che stanno rischiando di arrivare alla povertà totale e a bruciare qualsiasi speranza di futuro sereno per i propri figli”, sottolinea Monica.

“La mia attività sarà una delle ultime a poter aprire perché non potremo assicurare il distanziamento sociale tra bambini dai 3 anni in su. Ad oggi – continua – siamo stati lasciati soli e la cosa che più mi fa rabbia è che sento parlare ogni giorno sui mass media del contrario di ciò che è la realtà. Non ci sono soldi, non ci sono aiuti e le nostre speranze hanno le ore contate”.

“Vorrei che i nostri politici – conclude l’imprenditrice -, a prescindere dalla cabina di regia, si mettano una mano sulla coscienza e si mettano davvero nei nostri panni, non solo con le parole ma con i fatti, e a preoccuparsi da questo momento in poi che se non si farà nulla di concreto, verranno meno tutti i principi di civiltà, di buonsenso, di correttezza, perché dar da mangiare ai propri figli viene prima di qualsiasi altro principio”.