“34 anni di vita, 9 anni di lavoro e di sacrifici che faccio e che continuerò a fare. 2 ristoranti meravigliosi. Un fatturato degno di nota. 30 dipendenti. 450.000 euro di costo annuale per l’acquisto della materia prima, 250.000 euro di costo annuale dipendenti, 110.000 euro di costo annuale per i fitti, 40.000 euro di costo annuale per le utenze, 345.000 euro di contratti firmati per i futuri fitti, 60.000 euro di debito che mi ha creato questa chiusura, 100.000 euro di spese annue extra, 50.000 annui di sconti ai clienti. Vi garantisco che con questi numeri sono felice del mio lavoro e dormo anche bene. Mai rinuncerò a tutto questo anche perché nel mio mondo sono stimato ed apprezzato. Ora, Emiliano e Conte, mi dite perché mi state mettendo nelle condizioni di chiudere e di non aprire mai più? Cosa me ne devo fare io, di questo decreto?”.

È il contenuto del duro sfogo su Facebook di Gianluca Rizzi, proprietario di due attività nel Barese, non soddisfatto di quanto previsto dal decreto della Fase 2 che entrerà in vigore a partire da lunedì 4 maggio.

“La pandemia ha evidentemente inginocchiato tutta l’Italia. Il mio post ha voluto evidenziare i costi di gestione di un ristorante, per l’appunto ha voluto evidenziare l’indotto che un ristorante crea – racconta Gianluca -. La mia lamentela, rispetto al decreto, nasce dall’assoluta incertezza, approssimazione e insufficienza nel conoscere pienamente le dinamiche commerciali. Per riaprire un ristorante occorre l’adeguamento al DVR e all’HACCP (questo non lo si fa in un giorno ed il presidente Emiliano ha disposto l’apertura per l’asporto dalla sera, alla mattina). La sanificazione del locale, che dovrà essere certificata, ha bisogno di 24H per attecchire e per far si che le sostanze nocive e chimiche possano evaporare ( questo non lo si fa in un giorno ed il presidente Emiliano ha disposto l’apertura per l’asporto dalla sera, alla mattina)”.

“Ai nostri dipendenti, che ritorneranno a lavorare, verrà sospesa la cassa integrazione. Come posso fare promesse e garantire uno stipendi intero accontentandomi solo del delivery e dell’asporto? La normativa vigente obbliga i titolari a rispettare delle regole, i clienti all’esterno dovranno stare ad un metro di distanza – continua -. Vi sembra facile addomesticare e controllare gente che se ne frega di tutto? Denuncia penale per il titolare che non fa rispettare le regole. Tutto questo mi sembra ingiusto e privo di fondamenta perché non ci tutela assolutamente”.

“Non ci tutela perché i cari presidenti non sanno che avere a che fare con la gente è oggettivamente complesso. Io sono sicuro che i casi, così, aumenteranno. Ritorneremo al punto di partenza – si sfoga Giuseppe -. I ristoranti sono al collasso perché l’unica cosa giusta e previdenziale sarebbe stata l’accesso al credito per tutti in maniera celere e veloce. Stamattina ho chiamato in banca per avere delucidazioni e aggiornamenti in merito al mio stato. Sottolineo che io, per ripartire, avrò bisogno di una determinata cifra e mi è stato detto che non sanno nulla e aspettare. Cosa devo aspettare? Tra un po’ non riuscirò più ad alzarmi perché il ristorante di Monopoli, prettamente estivo, lo aprirò con tutte le sue limitazioni mentre il locale di Bari, prettamente invernale, lo aprirò a settembre”.

“Si capisce bene che con i numeri inseriti nel post viene difficile tutto – conclude -. L’unica cosa giusta sarebbe stata farci rimanere chiusi e sostenerci economicamente, anche a rischio di indebitarci con le banche. Questo per me sarebbe stato un forte segnale positivo, Sopratutto un forte appoggio alla mia dignità di uomo”.