Le carceri italiane, un po’ come sta succedendo già nelle residenze per anziani, rischiano di diventare focolai di coronavirus. Un detenuto positivo a Brindisi, con 9 poliziotti penitenziari in quarantena; una detenuta positiva a Lecce e 14 persone in attesa del tampone; un sovrintendente della Penitenziaria in malattia a Foggia, dopo aver scoperto la positività della moglie e poi almeno due casi sospetti nel carcere di Bari, dove però è stato previsto il tampone per tutti i detenuti.

I carcerati baresi hanno iniziato a far girare la lettera che pubblichiamo per attirare l’attenzione necessaria, ma sembra che i civili e gli uomini della penitenziaria siano stati considerati non a rischio.

“Una scelta incomprensibile in considerazione dell’attuale scenario, che tuttavia muta di ora in ora – spiega Domenico Mastrulli, segretario nazionale del Co.s.p. – chiediamo che tutti i civili e gli appartenenti alla polizia penitenziaria vengano sottoposti al tampone”. Mastrulli si è rivolto a chiunque a livello nazionale, adesso “chiedo un incontro con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – dice – il problema non può essere trascurato”.

Intanto il sindacato ha distribuito gratuitamente 750 mascherine nel carcere di Lecce, 250 a Brindisi e altre 250 stanno per essere consegnate nel carcere e al Provveditorato di Bari. A confezionare le mascherine sono alcune donne del Tarantino. L’iniziativa è stata portata avanti da vice segretario regionle Co.s.p. Puglia, Angelo Palazzo, anche presidente della Protezione Civile Jonica. In questo senso un grosso problema resta quello dell’affollamento delle carceri.

“Le istanze di scarcerazione o di arresti domiciliari per i giudicabili (ovvero per i soggetti in attesa di giudizio, sottoposti a misura cautelare carceraria – spiega l’avvocato Nicola Lerario – non è certo vengano decise dal Giudice titolare, ma dal Giudice di turno, che ovviamente non conosce gli atti del processo. Occorre individuare, in assenza di direttive ministeriali o normative sui giudicabili e non solo sui definitivi, criteri di valutazione omogenei per limitare al massimo il mantenimento della custodia carceraria”.