Ieri mio padre ha compiuto 61 anni. Mia madre gli ha fatto una torta, di quelle già pronte credo, e disegnato un numero sopra. Mio padre si sta svegliando ogni giorno alle 4:40 per andare a lavorare. Non ha voluto andare in casa integrazione, forse anche per timore di perdere definitivamente il lavoro. Gli mancano ancora circa 6 anni alla pensione“.

Ogni giorno, sugli schermi di tutto il Paese, scorrono le cifre della pandemia, con la sterile conta di morti, guariti, contagiati e via dicendo, numeri che non dicono nulla delle persone che rappresentano. Nel frattempo, c’è un’Italia che cerca di andare avanti in qualche modo, aspettando che passi il peggio, cristallizzata a quel 9 marzo, quando è stata dichiarata zona protetta per decreto, e per decreto immobilizzata nelle condizioni in cui era in quel momento.

Stop agli spostamenti, tutti chiusi in casa salvo condizioni di estrema necessità. E in quelle condizioni vive, lavora, mangia, dorme. Convivenze forzate, ma anche famiglie improvvisamente separate. Quello che leggete è il post di una figlia, orgogliosa dei genitori, che urla tutta la rabbia per non poter stare insieme a loro, ma che racconta anche di un’Italia ingiusta già prima del coronavirus.

Lui è diabetico e soffre di ipertensione, fuma decisamente troppo e non segue una dieta corretta, sopratutto adesso che esce alle 6 e rientra dopo le 14:30. Lavora come magazziniere, capita che prenda vento e freddo, certo non ha né il fisico né il sistema immunitario di un uomo super in salute.

Mi fa incazzare non aver potuto festeggiare con lui, ma mi fa incazzare ancora di più il fatto che lui stia ancora andando al lavoro, sotto un ricatto più mentale che aperto. E mi fa incazzare che io sia al lavoro bella comoda a casa, davanti ad un pc, e lui, che già non sta proprio al top, sia costretto ad uscire e farsi il mazzo.

Anche mia madre compie 61 anni, tra un mese, a metà di maggio. Anche lei sta lavorando, niente cassa integrazione, ogni giorno in un centro commerciale a contatto con più persone. E si sveglia prima dell’alba. Non so quale sarà il post Covid, ma sono anni che desidero qualcosa di meglio per i loro compleanni.