foto di repertorio

Se Maometto non va dalla montagna allora è la montagna ad andare da Maometto. Sanitari pugliesi in fibrillazione e i sindacati sul piede di guerra, non solo per la cronica mancanza di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale. Nell’occhio del ciclone è finito il test che individuerebbe gli anticorpi al coronavirus.

L’obiettivo è quello di farlo a tutti gli operatori sanitari. Esperimento di cui si parla in queste ore, dopo l’avvio delle prime 450 falangette punte all’Oncologico di Bari. La notizia di oggi è quella che “i test rapidi per la ricerca degli anticorpi anti Covid-19 sono efficaci, in particolare sui soggetti asintomatici”.

Sarebbero questi i risultati dello studio effettuato dall’Ircss Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari: “Clinical meanings of rapid serological tests in patients tested for SARS-Co2 rtPCR”. Uno studio partito lo scorso 24 marzo, su indicazione della Regione Puglia tramite l’acquisto di kit validati dalla Università di Singapore e autorizzati dal Ministero Italiano della Salute. E qui arriva il bello, se così si può dire.

Mentre diverse Regioni, compresa la Puglia, partono con gli screening più o meno estesi usando i test sierologici per la ricerca di anticorpi della Sars-CoV-2, lo steso Ministero della Salute precisa che, seppur importanti per indagini epidemiologiche, i test basati sull’analisi del sangue non possono ancora essere usati per la diagnosi di positività in quanto non ancora del tutto affidabili.

È la sintesi estrema della circolare emanata ieri: “Aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità e sulle indicazioni relative alla diagnosi di laboratorio”. In altre parole, viene scritto: “I test sierologici sono molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale, ma per il loro uso nell’attività diagnostica d’infezione in atto da SARS-CoV-2, necessitano di ulteriori evidenze sulle loro performance e utilità operativa”.

Un po’ come la storia delle mascherine. Se quelle a disposizioni non sono conformi, allora si modifica il protocollo per farsele andare bene. Nessuno è soddisfatto di questa generale approssimazione. Durissimo il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bari, Saverio Andreula. “Quello cui stiamo assistendo oggi in Puglia è uno spettacolo penoso – tuona Andreula -. Si dica subito che i test sierologici sono un diversivo per giustificare l’impossibilità di eseguire i tamponi per tutti. Non si inventino soluzioni usa e getta per calmare gli spiriti bollenti che medici, infermieri e operatori sanitari manifestano per le troppe deficienze che ha evidenziato in questo momento il sistema sanitario regionale. Inutile ricorrere ai media per paventare eccelsi risultati dei tamponi che usano come cavie il personale. Basta! Si dica la verità e sopratutto si applichino le disposizioni ministeriali”.

Sulla questione è intervenuto anche Domenico Losacco, direttamente interessato dall’avvio della sperimentazione, in quanto dipendente e sindacalista Fials dello stesso Oncologico di Bari. “Non vorremmo smorzare gli entusiasmi e il clamore mediatico che si è innescato in concomitanza dell’avvio dei predetti test sierologici – dice Losacco -, ma è palese che tutti gli operatori sanitari hanno necessità di rassicurazioni fondate su risultati scientifici validi e non emozionali e presuntivi. È nostro diritto conoscere quotidianamente l’andamento epidemiologico del CoVid-19”.