È stata protagonista di una stagione densa di aspettative, su cui la storia non ha ancora finito di riservare giudizi e analisi critiche, l’ex direttore generale della Asl Bari, Lea Cosentino, è salita prima agli altari della cronaca politica e poi di quella giudiziaria. Dopo un lungo silenzio, ieri ha pubblicato sulla sua pagina facebook un post molto sentito, non a caso in tema di salute pubblica.

Giusto o sbagliato che sia stato il suo operato, ha lasciato tracce nel sistema sanitario regionale visibili ancora oggi. Condivisibili o meno che siano le sue considerazioni, sono frutto di esperienza diretta, di chi il sistema lo conosce dall’interno. Come tali, sono uno spunto di riflessione per tutti, comuni cittadini ed esponenti della politica, tanto passata quanto attuale. Ecco cosa scrive.

Sapete che vi dico: mi sono stancata di tacere…io sono stata protagonista di un momento storico in cui si inauguravano nuovi reparti e nuovi ospedali, poi chiusi, o “riconvertiti”, ma i quattrini spesi per attrezzare nuovi reparti ospedalieri di grandi macchine, di personale e per tagliare nastri sono stati buttati, sprecati ed oggi che diventa una priorità assoluta quella del potenziamento della sanità territoriale e non più ospedalocentrica, mi viene da sorridere a ripensare a quanta energia e fatica ho speso per inseguire e perseguire tale principio.

Fatto sta che il Veneto, dove il territorio è una priorità e dove le ASL sono piccole e gestibili, a differenza della Lombardia dove gli ospedali sono il fulcro della sanità e delle eccellenze e la sanità territoriale è residuale, è una dimostrazione plastica di come si può frenare e gestire la domanda di salute, evitando stress e affollamento negli ospedali.

Constatare ancora oggi che i modelli da me voluti e aperti, tipo Case della Salute, al quartiere San Paolo di Bari o alla Madonnella, che oggi vengono “festeggiati”, come la medicina in rete e constatare quanto spreco è stato fatto, al di là del restringimento delle quote sanitarie, è davvero triste.

Sapere che sono gli uomini di buona volontà, medici, infermieri e O.s.s.a supplire alle assenze delle istituzioni, a concretizzare quella sussidiarietà tanto cara al nostro sistema sanitario, mi rende fiduciosa e ottimista, ma al contempo triste nel verificare quanta superficialità ci sia nell’autocelebrazione, nel taglio dei nastri, nella personale vanità e quante inutili passerelle che potrebbero essere volturate, nelle spese, per sostenere l’acquisto di materiale salva vita o il potenziamento di sistemi di sicurezza…per esempio…

Scusate lo sfogo, ma fa sempre tanto male a tutti ascoltare i bollettini quotidiani..non possiamo abituarci ai numeri così enormi dei decessi…non possiamo e non dobbiamo.