“Si avvisa la gentile clientela di accelerare gli acquisti nel rispetto di chi è in fila all’esterno”. La commessa ripete il messaggio ogni 15 minuti. Ancora e ancora, dall’apertura alla chiusura. L’uomo incapace è assorto, non sente e continua imperterrito ad aggirarsi tra gli scaffali del grande supermercato. È al telefono con la moglie.

L’ammorbidente è quello col tappo blu, le uova medie categoria 1, il pan carré integrale, il caffè solubile mi raccomando per il latte, controlla la scadenza delle mozzarelle, non prendere il pelato ma la polpa di pomodoro. Le indicazioni complicano la vita dell’uomo incapace e aumentano le imprecazioni della gente in coda da un’ora.

Spesso le richieste al telefono non corrispondono alla lista della spesa tenuta in mano. La farina tipo 1 non 0 e prendila di questa marca non di quella. E allora si chiede l’aiuto al commesso. “Scusi le uova?”. “Vicino allo zucchero”. “E lo zucchero? Vicino alle uova? Grazie”. E il giro continua perché l’uomo incapace non ricorda il nome dei biscotti. Di nuovo al telefono. Risolto il mistero dei biscotti si aggiunge la richiesta del riso, quello giallo per risotti. E allora si chiede di nuovo aiuto al commesso. “Avete il riso giallo per risotti? Solo bianco per insalate è lo stesso?”. L’uomo incapace riprende il telefono mentre dall’altoparlante si chiede ancora di accelerare.

Nel frattempo l’uomo incapace ha comprato anche la birra, le patatine, la cioccolata, i sottaceti, ma ha dimenticato il bicarbonato e i guanti. È già alla cassa. Torna indietro, ma proprio non li trova. “Signora – chiede a una donna entrata mezzora dopo di lui e pronta a pagare – sa dov’è il bicarbonato?”. “Al suo posto”, risponde prendendosi gioco di lui.

Alla fine l’uomo incapace paga e torna a casa, pronto a reggere la botta. Hai preso il bicarbonato? E la farina 1? E i guanti? “Non c’erano”, taglia corto. Mai più, la prossima volta vado io. Solidarietà all’uomo incapace e a tutti quelli ancora in coda nell’attesa che un altro uomo incapace esca dal supermercato.